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18 miranda

Che un istante di più strinse la sua,
Quel rotto accento di volgar saluto.
E ripensava i dì, l’ore, i momenti
Quando lenta Tawinse una malìa
A cui non diè il temuto nome, amore.
Soleva Enrico da città lontana
Venir l’autunno presso il zio. Con festa
Questi accoglieva il prediletto erede,
Orgoglioso del cor, dell’alto ingegno
Che in lui pareano. Il giovane in que’ giorni
Usava assiduo visitar la casa
Degli olmi. Quando il noto ella sentìa
Passo venir quasi esitante; quando
Ei sopra un libro o sopra un fior chinava
Vicino a lei la testa, quando gli occhi
S’incontravan, fuggiano in un baleno,
Per le viscere sue la molle fiamma
Rapida procedea.
                         «Miranda!»
                                             In piedi,
Al chiamar della madre, la fanciulla
Balzò arrossendo qual se scritti in fronte
I suoi pensieri avesse.
                         «Andiam, Miranda,
Lungo i prati a veder se omai convenga
L’erbe falciar, mentre nitido il cielo
E la montagna chiara e l’aria asciutta
Ci promette sereno.»