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8 ALLA SIONORA ERNESTINA V. W . le pazienti spire délia strada maestra , Vi faceste séria ad un tratto ; e, gittandovi a sedere sopra un macigno sporgente, diceste con voce vibrata : « Questa storia ». Forse mi feci pregare alquanto , non me ne rammento bene. Certo Vi dissi il semplice racconto con molta commozione, perché ne ho conosciute le persone, e ci trovavamo allora nel posto dove, pochi anni prima , avevo veduto la donna tanto dissimile da Voi, il cui nome sta in fronte a questo libro. Era la mia rivincita ; quella sera non avete scherzato più. La nebbia saliva dall'abisso, faceva freddo. Ci riponemmo in cammino. Dopo avermi mosse infinité domande « e com'era lui, e com'era lei, e quali gusti avevano, e cosa diceva il mondo di loro », corne in un vecchio giuoco di società; dopo avermi fatto recitare alcune poésie di lui, pronunciaste il vostro ukase « ch'io dovessi scri- vere il racconto ». Vi feci osservare le difficoltà grandi del cômpito. Non era in poter mio pubblicare i due libri di ricordi che formano Pessenza délia narrazione , letti da me per favor singolare di fortuna. Avrei forse ottenuto, (come avvenne) di pubblicare pochi versi contenuti nel libro di lui, non piccola im- presa anche questa: ma nulla più. Quanto pallido un lavoro di memoria e di fantasia rispetto al vero ! Quanto ardua cosa contraffare la penna di un ingegno borioso , ma non ispregevole, il cui