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scavato, ridotto in poltiglia con acqua, da impiastrarne il Dipinto, lasciandolo così impiastricciato per un giorno intero, e in luogo tiepido, se sia d’inverno, acciocchè possa la lordura ammollirsi, e disporsi allo scioglimento, perchè poi con una spugna mollissima immersa nell’acqua tiepida si tolga, e se ne ripulisca il Dipinto.

E la medesima spugna inzuppata d’acqua semplice e schietta, serve d’innocente e mirabil vernice, per rilevar le tinte più oscure e sepolte, qualor si voglia contemplare la Pittura con maggior attenzione; mentrecchè ogni altro liquore, che a tal oggetto s’impieghi, è più dovizioso di sali, e di viscide particelle, che le tinte in processo di tempo danneggiano. Sono per altro più nocive e malefiche certe vernici, che da’ Mercatanti costumansi per far brillare i lor Quadri su gli occhi de’ Compratori, e sì poter gli scempiati più agevolmente pigliare. Di così fatte vernici, che coll’andare degli anni rendono le Pitture mostruose e difformi, non s’impiastriccino i Quadri, che intendiamo di non contrattare; ma di custodire a onor degli Altari, e a benefizio de’ Giovanetti Pittori. Imperciocchè le vernici che sono di olj, e di resine composte, in progresso di tempo sanno il color bianco ingiallire, imbrunare il giallo, verdeggiar l’azzurro, e tralignare più altri colori in tinta spiacevole e sozza; e le manipolate di raffinata acquavite e di gomme, induran col tempo sì fattamente, e in tal guisa contraggonsi che fanno screpolar la Pittura, e spesso ancora la fanno arricciare e cadere; come nell’esame de’ Quadri avverrà sovente di dovere con dispiacer osservare.