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Divin Infante dalle mani della Vergine, è di mano di Francesco Perazzoli Veronese. Opera nel vero limata e finita, ma poco per avventura gustosa, e di maniera piuttosto Tedesca, che Italiana. Il San Giuseppe da Leonessa, e il San Fedele da Sigmaringa negli Altari laterali al maggiore, sono operazioni di Giovanni Carobio. All’Altar principale mirasi una stimata Pittura del Palma il giovane, rappresentante la B. V. col Bambino in gloria di Angeli, e nel piano Sant’Alessandro inginocchione, e le SS. Orsola e Chiara colla Custodia del SS. Sacramento in mano, verso cui sta rivolto San Francesco in atto assai pittoresco e divoto. Il Quadretto nel Presbiterio colla Vergine appiè della Croce, e i SS. Francesco, Lorenzo, e Antonio Abate, è copia esatta e puntuale del Cavagna, tratta dal Moroni; che più piacerebbe, se fosse d’invenzione del Copista. Nel Coro v’ha un bellissimo Crocifisso di rilievo grande al naturale di Autore ignoto. Entro il Convento sonovi due Pitture da osservarsi: il Quadro che si affaccia, entrando, del San Felice colle bisacce, davanti alla B. V. col Puttino, che è del Borgognone dalle Teste: e la bella e gentilissima Tavolina nella Cappella della Infermerìa, esprimente la Madonna col Bambino, i SS. Francesco, e Caterina V. e M. e un Divoto inginocchiato, di mano del Ceresa, che si è ingegnato d’imitare il Moroni: ma se non gli è riuscito d’emularlo per quanto si aspetta alla forza del colorito, e alla maestà de’ contorni; si può dire che l’abbia superato nella grazia e nella vaghezza. Ripassato il ponte della Morla, e seguitando il cammino a si-