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Quadro di pennello, di cui ne siamo all’oscuro. Vi si rappresenta Cristo in Croce, a cui sta rivolto un assai divoto ed affettuoso San Carlo, in atto di pregare per le Anime purganti; e dal lato opposto vedesi Santa Appollonia colla tanaglia in mano, con cui strigne un dente: siccome appiè della Croce si mirano spuntar fralle fiamme due Anime sante in picciole figurine, una per banda. Questa Pittura ha soggiaciuto al fatal destino di un’arrabbiata lavatura, che le ha fuor di modo snervata la tinta; anzi nei piedi della Santa Appollonia non vi ha quasi lasciata traccia degli scuri, che sono necessarj a distinguer le parti che li compongono.

Di maggior merito, e più antica eziandio, è la Tavola del Coro, nella quale si vede effigiato il Santo Appostolo Titolare, pontificalmente vestito, e sedente in trono fra San Paolo, e Sant’Alessandro, strignendo colla sinistra le chiavi, e la destra alzando in atto di benedire. Anche quello Quadro non ha potuto sfuggire l’universale calamità di essere lavato e rilavato; ma in maniera però meno sconcia e bestiale del precedente, non iscoprendosi alcun guasto sensibile negli ombreggiamenti del nudo, e soltanto scancellato il nome appostovi dell’Autore in lettere nere; troppo facili a essere tolte da simili lavature, sì perchè gli scuri sogliono resisterci meno dei chiari, come anche per esser cose non ritoccate e ricalcate colla tinta, e dell’ultime cerimonie che si fanno ai Dipinti.

Si sa di certo essere stato Autor di quest’Ope-