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mente copronsi, quanto basta a fermarle. Che non li deturpino le Pitture con aggiugner loro di aliena mano l’effigie di alcun altro Santo, in cambio di dipignerlo su d’un Quadro muovevole, da potersi presentare all’Altare, volendolo festeggiare, per poi ritirarnelo passata la festa. Che non si magagnino con affiggervi delle corone d’argento; quasi che la pietà de fedeli abbia a commuoversi più per opera del metallo che più o meno imbarazzar immagine, che dal sacro di lei volto, e dalle divote sue espressioni. Che di frequente si spolverino, e si ripuliscano i Quadri, e ripuliti si coprano con tele; e si difendano, benchè coperti, dai raggi solari, e spezialmente dagli estivi: e dove v’abbiano cammini alla schiena o in vicinanza, si rimuovano o gli uni, o gli altri; perchè il calore sì le Pitture cuoce e disecca, che prima fendonsi, poscia si spiccano dalla tela.

Debbonsi soprattutto preservare dall’umido, e principalmente da quello che tramandano le muraglie appena finite; il quale non solamente gli sa muffire, ma gli sfigura e guasta in maniera di non poterli più mai risarcire: come è avvenuto del bellissimo Cristo deporto dalla Croce in grembo alla Madre fra i SS. Antonio Abate e Francesco d’Assisi, Opera impareggiabile a fresco di Paolo Cavagna, segata dalla Facciata della Chiesa della Madonna dello Spasimo, e trasferita nella nuova fabbrica dell’Oratorio sotterraneo per ancora umidiccio.

Nocevole all’amorosa cura de’ Quadri è anche l’epidemico insanabil prurito di ridurli alla moderna, per mano di coloro nettar facendoli, che sanno com-