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36 | 24 febbraio 1637. | [3438] |
gratitudine; e, per mia disgrazia, un viagetto che mi convene fare in Marsiglia quasi nel medesimo punto, fece confondere in absenza mia tutte le lettere et charte dello studiolo mio, in maniera ch’al ritorno m’è stato impossibile di ritrovarla: il che m’ha fatto cascare in una mala creanza quasi hormai inescusabile, benché involontaria, mentre io stava aspettando d’incontrarla et di responderle, com’era mio debito, con maggior punctualità che non posso fare bora senza haver la sua in mano; preggandola di perdonarmi questo fallo e di far capitale della servitù mia, et credere che me le tengo obligatissimo per sempre e che riceverò a singolarissimo favore ch’ella mi commandi assolutamente come antiquo servitore di tutta la sua casata, e specialmente delli Ill.ri SS.ri Galilei1 et Rossy2, et hora maggiormente astreto alla persona di V. S. molt’Ill.re con queste sue recenti offerte, ch’io riconosco essermi procurate della soprabontante amorevolezza di que’ SS.ri suoi parenti, ben che non meritate appresso di loro et manco appresso di lei. Ma questa è generosità et cortesia hereditaria in tutto questo suo nobilissimo parentado, ch’io cercherò hormai di meritare, se posso, con ogni possibile dimonstratione della servitù mia et della mia obbedienza alli commendamenti loro.
Accetando adunque gli suoi cortesi officii, prendo l’ardire di raccommandarle il S.re Giovanni Issaultiere di Marsiglia, che se ne va in Venetia et deverà passar a Firenze et salutare a mio nome l’Ill.re S.r Galileo Galilei; ma vorrei ben che fosse sotto il passaporto di V. S. molto Ill.re, acciò retruovi più libero accesso et che al ritorno egli me ne possa portar nuove più fresche et, com’espero, più chare della relassatione delle strettezze e durezze che sonno hormai troppo lunghe. Io l’ho preggato di comprarmi dal S.r Hypolito Francino un thelescopio, se si puotrà ottenere, cappace di spogliare il corpo delli pianetti di quei raggii che ne confondono l’obietto et la figura; et acciò non sia defraudato, mi son persuaso che V. S. molto Ill.re non haverebbe discaro di adoperarvisi, per amor mio et molto più per rispetto dell’Ill.ri SS.ri Galilei et Rossi, acciò resti servito di stromento che possa rispondere alli voti, se non in tutto almeno per la maggior parte, sì come alla riputatione che danno a quel artefice, lo qual dicono essere stato chiamato a cotesta Corte da S. A. Ser.ma di Toscana per haver l’industria di fare telescopii molto migliori degl’altri communi; giovandomi credere che V. S. n’haverà qualche certezza o noticia sufficiente per potervisi fare quel fondamento che vi si potrebbe ricchiedere se occorrerà, et che sotto la sua parola vi si potrà fare la spesa ch’ella giudicherà convenevole. Et se non saranno lavorati gli vetri, potrà farsi mentre passerà oltre il S.r Issaultier a Venetia, per ricevergli al suo ritorno et pagarli, secondo che sarà convenuto tra di loro et consigliatoli da lei.
Ma la somma cortesia di V. S. schuserà, se le piace, ancora un’altra importunità molto maggiore, lo presi gran gusto d’essaminare la misura e capacità di certi vasi antiqui gemmei, grandi et piccoli, dalli quali ho cavato noticie excellenti; il che m’ha fatto far instanza d’ottenere una parte del Consilio di X della Ser.ma Republica di Venetia per la licenza di far misurare et prendere dissegni e modelli delli vasi gemmei più preciosi del thesoro di San Marco, li quali modelli io spero deveranno essere spediti al latore della presente.
Et se fosse possibile, vorrei ben havere una nota delli vasi antiqui, di agatta et d’altre