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[3434-3435] | 18 — 21 febbraio 1637. | 31 |
rebbe che V. S. sapessi che certi suoi duo’ vetri si contenta di dargli a quell’Inglese per venti scudi.
Il miglioramento dell’occhio di V. S. ha dato a me, et a tutti gli amici che n’eran consapevoli, consolation grande, pigliando ferma speranza che a quest’hora ell’habbia a ritrovarsi libera affatto da ogni offesa. L’havermi poi favorito, non ostante simil indispositione, di lettere di sua mano, mi ha obligato maggiormente alla benignità di V. S., che mi tien sempre col cuore devoto, incatenato e confuso.
È qua un P. D. Vincenzio1 Olivetano, che si mostra molto parziale di V. S. Mi ha visitato per le bugie troppo amorevoli che ella gli haverà detto di me; son però in obligo di ringratiarla, sì come io la ringratio sommamente. Ci siamo poi trovati insieme da giovedì passato in qua più volte, sempre concordando in laude di V. S. e in detestatione di chi non la riverisce. Mi par segregato dalla maggiore schiera dominante, e dispostissimo alle dottrine de’ pochi e de’ migliori. Ha poi alcune sue fatiche per istampare; non me le ha date nelle mani, ma io non potrò se non lodarlo.
Di quelle sfere2 harei caro sapere di che materia siano, di che grandezza, di quant’orbi, se rappresentino la teorica di tutto il sistema o se delle stelle fisse del sole solamente, e, appresso, l’ultimo prezzo e dell’una e dell’altra.
Il Sig.r Marcantonio3 piglia qualche miglioramento, et io sto benissimo; e unitamente facciamo reverenza a V. S. molto Ill.re et Ecc.ma, e le desideriamo prosperissima salute per benefitio di tutto il mondo.
- Pisa, 18 Febb. 16364.
- Di V. S. molto Ill.re et Ecc.ma
Oblig.mo e Devotiss.o Se.re
Dino Peri.
3435*.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 21 febbraio 1637.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 136. — Autografa.
- Molt’Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo
Rispondo al Sig.r Matematico di Pisa5: il favore della sua lettera mi è stata delle gratie che ricevo da V. S. molto Ill.re et Ecc.ma Vorrei potere in qualche cosa servire quel Signore, quale, sendo stimato virtuoso da lei, non deve curar più sicuro testimonio, se fosse bene l’oracolo d’Appollo. .