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[8417-3418] 23 - 24 gennaio 1637. 15

farò capitare a V. S. Ecc.ma de fresco in fresco, come mi ordenerà, che di ciò la prego con affetto; che mentre si valerà di me, conoscerò la memoria che conserva della nostra Casa. Attenderò suo aviso de quando in quando ne doverò far capitare, che resterà servita et de roba al securo buona. Et a V. S. molto Ill.re et Ecc.ma mi raccomando, augurandole sanità.

Da qui faciamo che ogni onza faccia 18 pirole.

Di Venetia, li 23 Genaro 1637.
Di V. S. molto Ilre et Ecc.ma

Aff.to Ser.

Francesco Duodo

Fuori: [....] S.r

L’Ecc.mo S.r Galileo Galilei Do.r
Per Arcetri.                         Fiorenza.
[...sc]atolino.


3418*.
FULGENZIO MICANZIO a GALILEO [in Firenze].
Venezia, 24 gennaio 1637.


Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXX, n.° 135. — Autografa.

Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r, Sig.r Col.mo

Le lettere di V.S. molto Ill.re et et Ecc.ma in risposta della ricevuta delle azze, con il ringratiamento al Sig. Baitello, mi capitarono; et sono certo capitate le sue anco al sudetto Signore. Non mi ricordo veramente se doppo le scrivessi; credo però di sì, et mi pare anco con qualche sdegno contro quelli che mai cessano di molestarla1. Poco però importa, perchè se le lettere le capitassero in mano, sentirebbono le ponture non solo mie, ma de tutti li galanthuomini, contro la loro malignità.

Non ho inteso mai quello che l’Elzivir faccia della stampa de’ Dialoghi. Sono stato in casa 24 giorni per il mal tempo e per un raffredamento, che, facendomi sordo, mi rendeva inhabile a trattare. Questo è un accidente che l’età mi porta quest’anno, che ogni volta che mi rafreddo, e vi sono sogetto sopramodo, mi dà nell’orecchio con sordità o intonamento continuo. Ne sono però rissoluto mediocremente.

Il tempo che m’avanza da’ negotii, e la notte in particolare, se non dormo, lo passo in riandare le cose de’ suoi Dialoghi: l’immensità e l’infinito in particolare mi rapisse soavemente alla consideratione della grandezza del Creatore,

  1. Cfr. n.° 3399.