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14 | 22 - 23 gennaio 1637. | [3416-3417] |
li distendesse qui in casa mia, sopra de’ particolari che V. S. accenna non ne lasciò ne a me né ad altri copia nessuna. Posso ben brevemente raccontarle quel che succedette e si discorse del fondere delle campane, e per conseguenza dell’esperienza del mercurio. Dovevasi rigettare la campana grossa di questa Torre; e fattane la forma, mentre vi si fece correre il metallo strutto, non venne a bene, essendosi tutto sparso sott’il fondo della forma. Se ne speculò la cagione, ed il Sig.re Galileo resolutamente disse che non poteva esser stato altro che il peso del metallo, che si fosse levato la detta forma in capo. Per ciò dimostrare con l’esperienza, fece venire in casa una forma di legno da cappello, e votatala a torno, la riempi tutta di migliarole: prese poi un orinale di vetro, che la coprisse, lasciando tra il vetro e legno una distanza della grossezza d’una piastra; e ciò fatto, per un buco che haveva per di sopra il vetro, cominciò ad infondervi dell’argento vivo, e disse che tantosto che l’argento vivo si fosse alzato fino all’altezza da lui dimostrata nelle Galleggianti, che senz’altro con sì poco peso si sarebbe levato in capo la forma con le migliarole, che venti volte più pesavano dell’argento vivo: e l’effetto riuscì giusto a capello; onde concluse che per assicurar la fusione della campana era necessario di ben legare e fermar la forma con il terreno sopra la terra dove posava: e così la seconda volta il getto venne benissimo.
Più di questo poco non è da sperarsi da queste parti, perchè niun altro frequentava la conversazione più che il Sig.r Dottor Marsilii1 appresso del quale io so di certo non ritrovarsi cosa nessuna. E sommamente rallegrandomi di vedere il suo ingegno rivolto a simili virtuosi impieghi, bacio a V. S. senza più devotissimamente le mani.
Di Siena, 22 Genn.o 1657 (sic).
Di V.S. Ill.ma
Dev.mo e Vero Serv.re
Arciv.o di Siena.
3417**.
FRANCESCO DUODO a GALILEO in Arcetri.
Venezia, 23 gennaio 1637.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., Nuovi Acquisti, n.° 35. — Autografa.
- Molto Ill.re et Ecc.mo S.r
Sa V.S. come l’Ecc.mo Acquapendente2 era affettionato alla nostra Casa, onde al S.r Cav.r mio zio3 diede il vero secreto delle sue pilolle4 che perciò ogn’anno ne facciamo fabricare in casa con l’aloe lavato in suco di rose. Ho consegno per un scatolino de tre onze al S.r Patavino5, nostro Secretario, acciò ce le faccia haver sicuro senza bagnarsi; che secondo il suo bisogno ne