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404 XXIV. PROCESSO DI GALILEO

di quel tempo fatto precetto, con notaro e testimoni, che omninamente dovessi lasciar la detta falsa opinione, e che nell’avvenire tu non la potessi tenere nè difendere nè insegnar in qualsivoglia modo, nè in voce nè in scritto: e avendo tu promesso d’obedire, fosti licentiato.

E acciò che si togliesse così perniciosa dottrina, e non andasse più oltre serpendo in grave pregiudizio della Cattolica verità, uscì decreto della Sacra Congr.ne dell’Indice, col quale furono prohibiti li libri che trattano di tal dottrina, e essa dichiarata falsa e omninamente contraria alla Sacra et divina Scrittura.

Et essendo ultimamente comparso qua un libro, stampato in Fiorenza l’anno pross.to (sic), la cui inscrittione mostrava che tu ne fosse l’autore, dicendo il titolo Dialogo di Galileo Galilei delli due Massimi Sistemi del mondo, Tolemaico e Copernicano; ed informata appresso la Sacra Congre.ne che con l’impressione di detto libro ogni giorno più prendeva piede e si disseminava la falsa opinione del moto della terra e stabilità del sole; fu il detto libro diligentemente considerato, e in esso trovata espressamente la transgressione del predetto precetto che ti fu fatto, havendo tu nel medesimo libro difesa la detta opinione già dannata et in faccia tua per tale dichiarata, avvenga che tu in detto libro con varii ragiri ti studii di persuadere che tu la lasci come indecisa e espressamente probabile, il che pur è errore gravissimo, non potendo in niun modo esser probabile un’opinione dichiarata e difinita per contraria alla Scrittura divina.

Che perciò d’ordine nostro fosti chiamato a questo S. Off.o, nel quale col tuo giuramento, essaminato, riconoscesti il libro come da te composto e dato alle stampe. Confessasti che, diece o dodici anni sono incirca, dopo esserti fatto il precetto come sopra, cominciasti a scriver detto libro; che chiedesti la facoltà di stamparlo, senza però significare a quelli che ti diedero simile facoltà, che tu havevi precetto di non tenere, difendere nè insegnare in qualsivoglia modo tal dottrina.

Confessasti parimente che la scrittura di detto libro è in più luoghi distesa in tal forma, ch’il lettore potrebbe formar concetto che gl’argomenti portati per la parte falsa fossero in tal guisa pronunziati, che più tosto per la loro efficacia fossero potenti a stringer che facili ad esser sciolti; scusandoti d’esser incorso in error tanto alieno, come dicesti, dalla tua intentione, per haver scritto in dialogo, e per la natural compiacenza che ciascuno ha delle proprie sottigliezze e del mostrarsi più arguto del comune de gl’huomini in trovar, anco per le propositioni false, ingegnosi et apparenti discorsi di probabilità.

Et essendoti stato assegnato termine conveniente a far le tue difese, producesti una fede scritta di mano dell’Emin.mo S.r Card.le Bellarmino, da te procurata, come dicesti, per difenderti dalle calunnie de’ tuoi nemici, da’ quali ti veniva opposto che avessi abiurato e fossi stato penitentiato dal S.to Off.o, nella qual