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col recipiente e con ciò che vi sarà dentro, aremo la quantità della forza del vacuo: e se, attaccato a un cilindro di marmo o di cristallo, grosso quanto il cilindro dell’acqua, peso tale che, insieme col peso proprio dell’istesso marmo o cristallo, pareggi la gravità di tutte le nominate bagaglie, ne seguirà la rottura, potremo senza verun dubbio affermare, la sola ragion del vacuo tener le parti del marmo e cristallo congiunte; ma non bastando, e che per romperlo bisogni aggiugnervi quattro volte altrettanto peso, converrà dire, la resistenza del vacuo esser delle cinque parti una, e l’altra quadrupla di quella del vacuo.

SIMP. Non si può negare che l’invenzione non sia ingegnosa, ma l’ho per soggetta a molte difficoltà, che me la rendono dubbia: perché, chi ci assicura che l’aria non possa penetrar tra ’l vetro e ’l zaffo, ancorché si circondi bene di stoppa o altra materia cedente? e così, acciò che il cono I saldi bene il foro, forse non basterebbe l’ugnerlo con cera o trementina. In oltre, perché non potrebbero le parti dell’acqua distrarsi e rarefarsi? perché non penetrare aria, o esalazioni, o altre sustanze più sottili, per le porosità del legno, o anche dell’istesso vetro?

SALV. Molto destramente ci muove il Sig. Semplicio le difficoltà, ed in parte ci sumministra i rimedii, quanto alla penetrazion dell’aria per il legno, o tra ’l legno e ’l vetro. Ma io, oltre di ciò, noto che potremo nell’istesso tempo accorgerci, con acquisto di nuove cognizioni, se le promosse difficoltà aranno luogo. Imperò che, se l’acqua sarà per natura, se ben con violenza, distraibile, come accade nell’aria, si vedrà il zaffo calare; e se faremo nella parte superiore del vetro un poco di ombelico prominente, come questo V, penetrando, per la sustanza o porosità del vetro o del legno, aria o altra più tenue e spiritosa materia, si vedrà radunare (cedendogli l’acqua) nell’eminenza V: le quali cose quando non si scorgano, verremo assicurati, l’esperienza esser con le debite cautele stata tentata; e conosceremo, l’acqua non esser distraibile, né il vetro esser permeabile da veruna materia, benché sottilissima.

SAGR. Ed io mercé di questi discorsi ritrovo la causa di un effetto che lungo tempo m’ha tenuto la mente ingombrata di maraviglia e vota d’intelligenza. Osservai già una citerna, nella quale, per trarne l’