Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
del pallone gonfiato, posta da Aristotele; perché se qualità di assoluta e positiva leggerezza fusse nell’aria, multiplicata e compressa l’aria, crescerebbe la leggerezza, e ’n consequenza la propensione di andare in su: ma l’esperienza mostra l’opposito. Quanto all’altra domanda, che è del modo d’investigare la sua gravità, io l’ho praticato in cotal maniera. Ho preso un fiasco di vetro assai capace e col collo strozzato, al quale ho applicato un ditale di cuoio, legato bene stretto nella strozzatura del fiasco, avendo in capo al detto ditale inserta e saldamente fermata un’animella da pallone, per la quale con uno schizzatoio ho per forza fatto passar nel fiasco molta quantità d’aria; della quale, perché patisce d’esser assaissimo condensata, se ne può cacciare due e tre altri fiaschi oltre a quella che naturalmente vi capisce. In una esattissima bilancia ho poi pesato molto precisamente tal fiasco con l’aria dentrovi compressa, aggiustando il peso con minuta arena. Aperta poi l’animella e dato l’esito all’aria, violentemente nel vaso contenuta, e rimessolo in bilancia, trovandolo notabilmente alleggerito, sono andato detraendo dal contrappeso tant’arena, salvandola da parte, che la bilancia resti in equilibrio col residuo contrappeso, cioè col fiasco: e qui non è dubbio che ’l peso della rena salvata è quello dell’aria che forzatamente fu messa nel fiasco e che ultimamente n’è uscita. Ma tale esperienza sin qui non mi assicura d’altro, se non che l’aria contenuta violentemente nel vaso pesò quanto la salvata arena; ma quanto resolutamente e determinatamente pesi l’aria rispetto all’acqua o ad altra materia grave, non per ancora so io, né posso sapere, se io non misuro la quantità di quell’aria compressa: ed a questa investigazione bisogna trovar regola, nella quale ho trovato di potere in due maniere procedere. L’una delle quali è di pigliar un altro simil fiasco, pur, come ’l primo, strozzato, alla strozzatura del quale sia strettamente legato un altro ditale, che dall’altra sua testa abbracci l’animella dell’altro, e intorno a quella con saldissimo nodo sia legato. Questo secondo fiasco convien che nel fondo sia forato, in modo che per tal foro si possa mettere uno stile di ferro, con il quale si possa, quando vorremo, aprir la detta animella per dar l’esito alla soverchia