dubbio venne sollevato intorno a questo particolare, aggiungeremo che il Micanzio
riferì a Galileo, avergli l’Inquisitore mostrato «l' ordine rigorosissiiio, di stampati,
da stamparsi, in scritto», e che tale ordine era stato mandato non soltanto
a Venezia, ma «anco in tutti gli altri luochi, nullo excepto». Il Micanzio
era anche trattenuto dal timore di danneggiare Galileo, ch’era in continua attesa
della grazia da Koma; e per quanto la risposta di questo alla dimanda fattagli
su ciò dall’amico ’ non sia giunta insino a noi, argomentiamo tuttavia che, appunto
per tali rispetti, egli deve averlo pregato di desistere da pratiche ulteriori,
ed essersi risoluto senz’altro a valersi delle offerte del Pieroni. Troviamo
infatti che sotto il 9 giugno 1635 egli scriveva al Diodati *: «Parte oiggi il
Serenissimo Principe Mattia per Alemagna, e porta seco una copia de i due
primi dialogi, de i quattro che mi restano da stampare». Egli soggiunge poi:
«Ed ha S. A. risoluto di volere egli stesso prendersi questa cura, e dedicargli a
chi più gli piacerà»: ma questa seconda parte non era interamente conforme al
vero; ed è più verisimile che il manoscritto sia stato semplicemente affidato al
Principe, od al Marchese Guicciardini che con lui viaggiava e dal quale fu fatto
trasmettere al Pieroni, nelle cui mani ier venne addì 10 agosto. La lettera con la
quale Galileo lo accompagnava non è pervenuta insino a noi; ma 4alla replica apprendiamo
che il Nostro non gli aveva taciuta la proibizione della quale era stato
informato dal Micanzio: gli scrive infatti il Pieroni ’: «Io stimo che l’opera non
si deva stampar qui in Vienna, ma in Praga o altrove, perchè qui le cose vanno un
poco più osservate e ordinate, e potrebbe forse esserci necessaria qualche licenza,
che là non occorrerà o io l’avrò a mio arbitrio: sì che non la cimenterò più, per
non avere un’esclusiva, se per sorte l’ordine, che ella mi avvisa, fusse penetrato
insin qua». Prosegue poi a dire come egli fosse propenso a preferire, per la stampa,
la Boemia in confronto di Vienna, non solamente a cagione del trovarsi quivi il
P. Scheiner, già così male affetto al Nostro e che si preparava alla riscossa contro
la rivendicazione che della prima scoperta delle macchie solari aveva fatta a sé
Galileo nel Dialogo dei Massimi Sistemi, ma anche perchè credeva che in Boemia,
e particolarmente a Praga, si stampasse meglio che a Vienna. Nella lettera alla
quale risponde il Pieroni, deve Galileo aver pure toccato della dedicatoria dell’
opera e accennato alla intenzione sua di farla o all’Imperatore o al Re di
Polonia: perchè il Pieroni, esprimendo a tale proposito il suo parere, gli scrive
che la gran potenza dei Gesuiti alla corte imperiale doveva piuttosto far inclinare
verso l’altro partito, tanto più che Galileo era già noto al Re di Polonia ed
<) Lettera del 10 marzo 1635 (Mss. Gal., Par. VI, (*) Squarcio di lettera del 9 giugno 1635 (Mss.
T. XII, car. 133]. Gal., Par. V, T. VI, car. 28r.).
() Lettera del 17 marzo 1635 (Mss. Gal., Par. VI, (S) Lettera dell’11 agosto 1635 (Mss. Gal., Par. I,
T. XII, car. 136). T. XI, car. 131).
() Lettera del 24 marzo 1635 (Mss. Gal., Par. VI, ) Relazioni di Galileo Galilei colla Polonia,
r. XII, car. 138). esposte secondo i documenti per la maggior parte non