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80 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

vuole ingannare; e che ciò sia, guardate che ei vi ha taciuto quelle che si generano e quelle che si dissolvono nella faccia del Sole, lontano dalla circonferenza; nè vi ha anco detto parola di quello scorciare, che è argomento necessario dell’esser contigue al Sole. Quello che ci è del ritorno delle medesime macchie, non è altro che quel che pur si legge nelle sopraddette Lettere, cioè che alcune di esse può esser talvolta che siano di così lunga durata, che non si disfacciano per una sola conversione intorno al Sole, la quale si spedisce in meno di un mese.

Simp. Io, per dire il vero, non ho fatto nè sì lunghe nè sì diligenti osservazioni, che mi possano bastare a esser ben padrone del quod est di questa materia; ma voglio in ogni modo farle, e poi provarmi io ancora se mi sucedesse concordare quel che ci porge l’esperienza con quel che ci dimostra Aristotile, perchè chiara cosa è che due veri non si posson contrariare.

Salv. Tuttavolta che voi vogliate accordar quel che vi mostrerà il senso con le piú salde dottrine d’Aristotile, non ci averete una fatica al mondo. E che ciò sia vero, [Del cielo per la gran lontananza non si può resolutamente parlare; per Aristotile.]Aristotile non dic’egli che delle cose del cielo, mediante la gran lontananza, non se ne può molto resolutamente trattare?

Simp. Dicelo apertamente.

Salv. Il medesimo non afferm’egli che quello che l’esperienza e [Il senso prevaie al discorso, per Aristotile.]il senso ci dimostra, si deve anteporre ad ogni discorso, ancorchè ne paresse assai ben fondato? e questo non lo dic’egli resolutamente e senza punto titubare?

Simp. Dicelo.

Salv. Adunque di queste due proposizioni, che sono ambedue dottrina d’Aristotile, questa seconda, che dice che bisogna anteporre il senso al discorso, è dottrina molto piú ferma e risoluta che l’altra, che stima il cielo inalterabile; [cielo può dirsi al- terabile con dottrina più conforme ad Ari- stotile di quella nella quale si fa inalterabile.]e però piú aristotelicamente filosoferete dicendo: «Il cielo è alterabile, perchè così mi mostra il senso», che se direte: «Il cielo è inalterabile, perchè così persuade il discorso ad Aristotile». Aggiugnete che noi possiamo molto meglio di Aristotile discorrer delle cose del cielo, perchè, [Possiamo,mercè del telescopio, discorrer megiio di Aristotile delle cose del cielo.]confessando egli cotal cognizione esser a lui difficile per la lontananza da i sensi, viene a concedere che quello a chi i sensi meglio lo potessero rappresentare, con sicureza maggiore potrebbe intorno ad esso filosofare: ora noi,