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di antonio rocco. 713


il compimento a chi più sa), e perchè tanti giri etc. Però, per vostra satisfazione, state attento ed imparate, perchè  1 veramente ne avete bisogno grande.

Avendo voi in questa ottava Esercitazione conceduto, le due apparenze del 72 e del 604 (dette comunemente stelle nuove) essere state veramente nella parte celeste e tra le stelle del firmamento, e volendo  2 pur mantenere che dall’esser loro improvisamente comparite  3, e poi dopo molti mesi sparite, non si possa ragionevolmente inferire, la sostanza celeste esser soggetta all’alterazioni, generazioni, corruzioni  4 etc., scrivete così a fac. 193 [pag. 693, lin. 18-21], verso il fine: E chi direbbe mai giudiziosamente: «La tal cosa si è da noi nuovamente vista, adunque si è nuovamente generata? si è tolta di vista, adunque si è corrotta?» è forse indistintamente l’istesso il comparire col generarsi, il disparire col dissolversi? Adunque, Sig. Rocco, voi spacciate per persona priva di giudizio quella che  5 dal solamente veder comparire e sparire simili novità nel cielo argumenta  6, quelle esser nuovamente prodotte e poi dissolute. Ora, perchè io so che voi (come io ancora) non avete Aristotile per privo di giudizio, e so ancora che voi sapete che egli produce per testimoni di tali accidenti gli occhi proprii, quelli de’ suoi contemporanei e quelli de gli antichi, però è forza che altro ricercasse Aristotile da’ suoi occhi, che il veder comparire e poi sparire simili novità, onde ei potesse poi giudiziosamente inferire  7 la generazione e la corruzione etc.: e però io, che non men desidero d‘ imparare da voi che non voi da me  8, vi prego a dirmi quali fossero quelli accidenti che Aristotile, secondo il vostro credere, andava ricercando con la vista, per i quali poi ei potesse giudiziosamente inferire l’alterabilità nel cielo, perchè io anche nelle  9 materie qui prossime a noi, nelle quali i sensi, o per la mutazione del sapore o dell’odore o della risonanza o di alcuna tangibil qualità, mi porgono argumento di alterabilità e di corruzione, dal senso della vista non mi vien somministrato testimonio più valido, che il presentarmisi di nuovo all’occhio e da quello dopo qualche tempo sparire. Vedete, Sig. Rocco, a quali sconvenevolezze vi traporta l’odio immeritamente contro di me concepito, che già mai non vi offesi; che per gravar me non la perdonate nè

  1. chè veramente, M, L
  2. Le stelle fisse, e volendo, M
  3. comparse. M
  4. alterazione, generazione e corruzione, scrivete etc.
  5. giudizio quello che, M, L
  6. argomentasse, M
  7. potesse giustamente inferirne, M
  8. che voi da me, L. In V non è aggiunto tra lo linee; in M manca da che a me.
  9. in ancora nelle, M