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706 esercitazioni filosofiche


varii accidenti. che dalla diversa forma di vasi ove è rinchiusa l’acqua proven gono: cose tutto voraci, notissime al senso, e perciò da ammettervisi cortesissi- mamente, Volete anc, dalla, predett- similitudine, che la Terr sia come la barca, il mare sia l’acqua che dentro vi si contiene: ed anco questo vi si conceda. La difficultà sta nell’urto, nell’agitazione della Terra, e nel modo; e qui consiste la vostra invenzione, il vostro novo astrologico filosofare. Volete per tanto che la Terra riceva quest’urto, per agitar il mare, dall’orbo magno, onde siegua, come da propria real cagion naturale, infallibilmente l’effetto del flusso e del reflusso: e perchè la controversia è importantissima, e la vostra posizione non è molto prolissa, voglio a littera recitarla, acciò ciascuno giudichi dell’efficacia o ineffi- ccia di essa. Doppo dunque di aver apportato varie mutazioni dell’acqua nella barca, agitata o urtata, a car. 418 [pag. 454, lin. 29 e seg.] parlate in questa forma: «Ora, Signori miei, quello che fa la barca rispetto all’acqua contenuta da ossa, e quello che fa l’acqua, contenuta rispetto alla barca, sua contenente, è l’istesso a capello che quel che fa il vaso Mediterraneo rispetto l’acque da esso contenute, e che hanno l’acque contenute rispetto al vaso Mediterraneo, lor contenente. Seguita ora che dimostriamo, come ed in qual maniera sia vero che il Mediterraneo e tutti gli altri seni, ed in somma tutte le parti della Terra, si movano di moto notabil mente difforme, benchè movimento nessuno che regolare ed uniforme non sia venga a tutto l’istesso globo assegnato.»

1. Risponde il vostro Simplicio: «Questo, nel primo aspetto,, me che non sono nè matematico nè astronomo, ha sembianza di un gran paradosso: e quando sia vero che. essendo il movimento del tutto regolare, quel delle parti, restando sem pre congiunte al suo tutto, possa esser irregolare, il paradosso distruggerà l’as sioma che afferma, eadem esse rationem totfius et partium».

Rispondete voi: «Io dimostrerò il mio paradosso, ed a voi, Sig. Simplicio, la scerò il carico di defendor 1‘ assioma da esso, o di mettergli d’accordo: o la mia dimostrazione sarà breve e facilissima, dependente dalle cose lungamente trattate ne i nostri passati ragionamenti, senza indur nè pur una minima sillaba in gra zia del flusso e reflusso».

Due aviamo detto esser i moti attribuiti al globo terrestre (avete anco detto quattro, a car. 391 [pag. 424, lin.14]; ma non importa): il primo, annuo, fatto dal suo centro per la circonferenza dell’orbe magno sotto l’eclittica secondo l’ordine de segni, cioè da occidente verso oriente; l’altro, fatto dall’istesso globo, rivolgendosi intorno al proprio centro, in 24 ore, e questo parimente da occidente verso oriente, benchè circa un asse alquanto inclinato e non equidistante a quello della conversione annua. Dalla composizione di questi due movimenti, ciascheduno per se stesso uniforme, dico resultare un moto difforme nelle parti della Terra: il che, acciò più facilmente si intenda, dichiarerò facendone la figura. E prima, intorno al centro A descriverò la circonferenza dell’orbe magno BC. nella quale