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702 esercitazioni filosofiche


e meno impossibile: conciosiachè il sasso pensile, fuori del proprio luogo, non avrebbe molta resistenza all’altrui agitazione; ma la Terra, trovandosi nel suo luogo naturale determinato (già anco secondo voi som tutti i corpi naturali nel sito ove gli è dalla natura prefisso), non sarebbe alla vertigine di tal, più raro e per conseguente men vigoroso di essa, mobile. Un carro nella velocità del suo corso eccita parimente l’aria; ma mai, o poco e difficilmente, occorre l’opposito. La Terra istessa (pur cme avete detto voi) rapisce seco l’aria, per esser più dell’aria soda; ma non avete saputo dir giamai che l’aria sia bastante a mover la Terra e portarla: e pur è seco contigua, e pur più denza, onde più efficace, de i cieli; come dunque quell’orbe, più raro e più debile, è atto a far questo? Io non dico che ciò sia difficile perchè la Terra si opponghi col peso, tendendo all’ingiù come il sasso, già che, essendo nel proprio luogo, è lontana da questa azzione; ma ciò riferisco alla sua mole, alla sua resistenza, alla solidità grande di essa. Ma mi accorgo che faccio errore, che non scorgo, non che non ferisca, il bersaglio a cui indrizzo i miei dardi. Mi risponderete voi, che quell’orbe magno non tocca immediate la Terra, ma l’orbe della Luna, che è pur di natura celeste e cielo istesso, onde non ritiene queste disparità così immense, o dal ravolgimento di questo la Terra con gli altri elementi si raggira: così anco è designato nella Nostra figura. Benissimo; ho torto; condonatemi per cortesia la digressione, che è proceduta da- desio di dir tutto: non voglio però ritrattarmi; ne i discorsi divisivi, per concluder adeguatamente, si pongono anco i membri dividenti possibili ed imaginarii, almeno per escluderli e per toccar ciò che si possa o ritrovar in effetto o pensarsi o anco fantasticarsi. Sia dunque come volete voi; e rispondetemi, vi priego. L’orbe della Luna, toccato immediatamente da l’orbe magno, non è anco egli cielo? ( non parlo della Luna istessa, che la statuite dura come la Terra) Sì certo; è dunque raro e cedente: or quando è toccato con moto celere dall’orbe magno (ed egli altresì ha il suo moto), come questo è spinto regolatamente da quello? come non si mischiano e non si confondono in uno, nel modo che occorre fra i venti e l’aria? o in qual maniera, se ben quello che porta sia più potente, le parti più ime del portato rispondono ad equa! moto e velocità? conciosia che ciò solo accade di corpi solidissimi. Chi scuote impetuosissimamente la superficie del mare, non move nè conquassa per questo il fondo, nè tutto il resto dell’acqua; ed i venti che tal ora scorrono per la sommità dell*’aria, come si vede dal moto delle nubi, non perciò giungono in Terra, nè quell’aria, da essi commossa, commove però la nostra: nè il moto nel supremo de gli elementi si stende sino all’imo, per questa cagione; e tale è la natura di tutti i corpi fluidi e cedenti, come sapete e come credo possa veder per sensata, esperienza ciascuno. Talchè, concessovi, per non esser litigioso, che se quell’orbe contenesse entro sè stesso la sfera della Luna tenue, agiterebbe col suo moto la superficie convessa di quella, ma che si coummunicasse a tutto il resto del corpo,