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682 esercitazioni filosofiche


nè essi hanno, nè possono avere, quel moto circolare intorno alla Terra, mentre sono da lei separati, sì come si è visto di sopra. Che poi l’aria (o siasi il vento) spinga i navilii, spezzi e spianti gli alberi e lo torri, non è simile per imaginazione. Spinge i navilii, ma non gli sostenta; sono essi sostentati dall’acqua, di cui sono naturalmente più levi: tal che all’esser sostentati è facil cosa in un elemento fluido aggiunger il moto, il quale non è così veloce come è quel de i venti che gli lo conferiscono, onde non lo agitano nè anco del pari. Dir «spingono, dunque portano» non è vero: come lo spingere non è portare, così gli impeti fatti alle torri ed agli alberi non sono portamenti; e per consequente, argumentar da questi moti violenti, irregolati, ad un che sarebbe regolato, equale, eterno nell’aria, nella Terra e ne i mobili, ogn’un vede quanto conchiuda. L’altro argomento, che se la Terra si movesse, anderebbono in ruina gli edificii e le città, con quello che le parti agitate si scaglierebbono con violenza, quantunque tenacemente conteste, io non l’ho avuto mai per argumento di alcun valore, ma di niun momento e falso, sì per la regolarità, uniformità e naturalezza che sarebbe nel moto circolare terrestre piacevole, come per le consequenze violenti e repugnanti che ne seguirebbono, le quali voi apportate distintamente con vaghe dimostrazioni, ed io sono con voi; non è però di Aristotile, come credo sappiate benissimo. Nelle vostre demostrazioni geometriche che intorno a questa parte per digressione adducete, non voglio tralasciar di ricercar di un punto che sempre ho stimato difficile ed inintelligibile, per non dir falso: e questo è circa quel vostro communissimo detto, Sphaera tangit plìanum in puncto. Imperciochè se questu fusse vero, seguirebbe che la linea potria esser composta di punti, e la sfera parimente; anzi la sfera non sarebbe sfera, nè sferica, ma del tutto indivisibile. Conciosia che, posta la sfera sopra un piano perfettissimo, tirata a striscio, segnarebbe una linea, e pur sempre tocca in un punto; ecco che le parti della linea sarebbono punti, e di essi verrebbe ad esser composta: la qual cosa ed in filosofia ed in matematica è stimata falsissima, già che vogliono, ogni quantità continua costare di parti sempre divisibilipostille 1. Anco la sfera saria pur

  1. Il dire che il continuo consta di parti sempre divisibili, importa che, suddividendo, non si arriverà mai ai primi componenti: i primi componenti dunque son quelli che non son più divisibili; ed i non più divisibili sono gl’indivisibili, i quali son quelli che si chiamano punti: adunque il continuo si compon di punti: e però, Sier Peripatetico, mentre tu di’ che’ il continuo si compone di parti sempre divisibili, vieni, non te n’accorgendo, a dire che la prima composizione del continuo è di indivisibili.
    nota: le parti prime componenti devono essere incomposte, alioquin