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672 | esercitazioni filosofiche |
sarebbe fallace. Poichè, posto che la Terra si movesse e portasse seco una torre, dalla sommità della quale fusse lasciato cader per dritto, strisciando il muro di essa torre, un sasso sino a Terra, avrebbe all’ora quel sasso cadente due moti, l’uno di cadere all’ingiù, l’altro di rader e misurar giustamente la torre, o pur sarebbe un misto di retto e laterale, con l’uno de’ quali misura la torre e con l’altro la segue. Se questo è così, dunque dal solamente veder la pietra cadente rader la torre, noi non potemo sicuramente affermare che ella descriva una linea retta e perpendicolare; sì che Aristotile, volendo con questa ragione della caduta a perpendicolo provare che la Terra stia ferma, fa un paralogismo, poichè suppone per noto1 quel che deve dimostrare, cioè che il sasso cadente caschi a perpendicolo per una sola linea retta, della qual caduta non possiamo noi aver notizia che sia retta e perpendicolare, se prima non ci è noto che la Terra stia ferma: e così suppone quel che deve provare. Sin qui voi.
Ed io rispondo per ora a questo (riserbandomi di rispondere a parte per parte al resto delle vostre risposte, posizioni, obiezzioni e digressioni, che circa questo argomento son molte con varia e poco distinta tessitura), che Aristotile suppone quel che è notissimo, cioè che l’aria, tenue e cedente, non sia in alcun modo bastante ritener nè impedir nè ritardar per un solo instante una machina grave, e per conseguente ella casca di moto retto senza alcuna participazione di transversale: e perciò (come pur questa volta fate rispondere bene al Sig. Sagredo, e poi non l’impugnate bene, come vedrete) dal cadere un sasso radendo la torre, dalla cui sommità sia fatto cadere a perpendicolo, s’inferisce la stabilità della Terra, non la pluralità de’ moti che voi intendete; e quantunque non sia impossibile, nè repugnante, la mistione di moto retto e circolare insieme in un medesimo mobile, nel modo che di fatto può vedersi in più cose, nel caso però supposto, per la ragione predetta, è impossibile, e sarà carico vostro provar di no; nè sarà simile la mistura dell’aria col fuoco (come anco pur questa volta dice bene il vostro Simplicio) con questa di una machina cadente. Torniamo per tanto alle vostre posizioni. Apportate, in nome di Simplicio vostro per Aristotile, l’essempio della pietra cadente dalla cima dell’albero della nave, la quale, movendosi essa nave, resta per alcun spazio indietro, e così accaderebbe movendosi la Terra, nel discendere parimente di una pietra o di altro corpo grave. Dite «esser gran disparità tra ’l caso della nave e quel della Terra, quando il globo terrestre avesse il moto diurno. Imperochè manifestissima cosa è che il moto della nave, sì come non è suo naturale, così è accidentario di tutte le cose che sono in essa; onde non è meraviglia che quella pietra, che era ritenuta in cima dell’albero, lasciata in libertà scenda a basso, senza obligo di seguir il moto della nave. Ma la con-
- ↑ L’edizione originale delle Esercitazioni Filosofiche ha moto, che Galileo, noi più volto citato esemplare da lui postillato, ha corretto di sua mano in noto.