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di antonio rocco. | 667 |
tiquattro ore, lo sue parti ancora girassero intorno al medesimo centro in vintiquattr’ore. Il primo sarebbe una impertinenza non minore che se altri dicesse che di una circonferenza di cerchio ogni parte bisogna che sia un cerchio, overo perche la Terra è sferica, ogni parte di Terra bisogna che sia una palla, perchè così richiede l’assioma Eadem est ratio totius et partium. Ma se egli intende nell’ altro, cioè che le parti, ad imitazion del tutto, si moverebbero naturalmente intorno al centro di tutto il globo in vinti quattr’ore, io dico che lo fanno; ed a voi (rivolto al vostro Simplicio), in vece d’Aristotile, toccherà a provar che no.»
Risponde Simplicio, che già Aristotile l’ha provato, con dire che il moto delle parti è retto, e che il circolare non gli può naturalmente competere, perchè è violento, ed il violento non è eterno, e pur l’ordine del mondo è eterno. A cui fate instanza, dicendo che «se quel che è violento non può esser eterno, pe ’l converso quel che non può esser eterno non potrà esser naturale; ma il moto della Terra all’ingiù non può esser altrimenti eterno; dunque meno può esser naturale, nè gli potrà esser naturale moto alcuno che non gli sia anco eterno: ma se noi faremo la Terra mobile di moto circolare, questo potrà esser eterno ad essa ed alle parti, e però naturale». E soggiungendo Simplicio che il moto retto sarebbe eterno alla Terra o alle sue parti, levato via ogni impedimento, instate gagliardamente dicendo, e provando con essempi, niun moto poter esser eterno, mentre sia fatto per spazio finito e terminato: così sarebbe il moto retto della Terra terminato sempre dal centro, e per riflessione non è un sol moto (dottrina vera in questa parte, e di Aristotile nell’ottavo della Fisica); dunque mai sarebbe il retto eterno: onde, acciochè il moto sia eterno, deve esser il spazio interminato, ed il mobile incorruttibile; e così nessun moto retto può esser eterno, nè la Terra si moverà mai eternamente di tal moto: dunque o bisogna darle il moto circolare, o forzarsi di mantenerla immobile. Sin qui voi.
Or sentite, Sig. Galileo, a parte per parte, quanto questa vostra opposizione responsiva vaglia. Mentre dite che questo moversi circolarmente si può intendere in due modi, l’uno che ogni particella separata dal suo tutto si movesse circolarmente da sè etc., e che ciò sia una impertinenza etc., vi rispondo che a punto è una impertinenza ed impossibilità manifesta che queste particelle così si movessero, e pure a ragion di supposito sarebbe necessario: e voi prendete l’argomento di Aristotile per ostensivo, essendo ad impossibile; il vigor del quale è tale: Le parti del corpo totalmente similare, attualmente separate da esso, hanno la medesima natura ed il medesimo moto del suo tutto; dunque se le parti della Terra, separate da lei, si movono di movimento retto, la Terra tutta avrà il movimento retto; e sì come è impossibile ed immaginabile che quelle parti si movano circolarmente, così è impossibile che la Terra tutta in questa maniera si mova.
Talchè quanto più voi indurrete che sia impossibile per qual si voglia via il moto circolare convenire alle parti separate dalla Terra, tanto accrescerete forza alla