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di antonio rocco. | 663 |
tunata Terra, esaltata così egregiamente dal Sig. Galileo, non ricordandosi forse di averti altre volte avvilita, chiamandoti sentina d’immondizie, feccia del mondo; e pur ora sei la sola o la principale operatrice! Ma in qual maniera tanti e sì diversi e contrarii moti potreste assegnare alla Terra, avendo voi per impossibile, o almanco per inconveniente, di darne due ad un solo, e stimandogli contrarii e repugnanti? Non dunque nè ancor noi in comparazione alla pura onnipotenza divina poniamo quest’ordine, ma, quella posta per principio, con l’unione della sua sapienza infinita e con ordine alle cose naturali, rispondendo a ragionevole umana intelligenza, in questa maniera parliamo: onde nè più breve nè più spedita, ma repugnante ed assurda, operazione sarebbe dar alla Terra quel che conviene al cielo, come ad un sguattero quel che conviene al prencipe, ad una latrina le ricchezze regali e pompose della camera reggia.
12. È bella l’obbiezzione finalmente che voi fate all’aggiunta dell’assioma di Aristotile, dico a quel aeque bene. Per vita mia, che sete un speculativo profondissimo; non è da maravigliarsi che, sopra l’intelligenza de gli altri, facciate così alte pescagioni nel cielo. È vero (rispondo sul serio) che il dire aeque bene è una relazione che ricerca due termini: ma questi non sono la cosa medesima che si fa, la quale è veramente una sola, ma sono i modi diversi con i quali può farsi, alcuni de’ quali non saranno bastanti a farla così bene, come altri o più; ed eccovi quanti termini di relazione volete voi. Ma veniamo alla prattica. Uno può da Venezia andar in Roma a piedi ed a cavallo, ma a piedi non vi anderà aeque bene come a cavallo: ed un marinaro potrà di qui andar per mare in Ancona con una barca di quattro remi e di otto; vi anderà sì, ma non aeque bene con i quattro come con gli otto: e così è uno il viaggio o la navigazione, ma i modi son molti, e questi portengono all’aeque bene. Sì che voi, senza distinzion di modi alla cosa, il tutto confondete in uno: ma vi si può perdonare, perchè il conoscere la forza de gli argomenti, le distinzioni e le fallacie, tocca alla logica, la quale voi dispregiate, chiamandola incerta e attribuendo ogni certezza ed ogni dimostrazione alla matematica. Ed al vostro proposito della Terra e del cielo, ancorchè ìella si potesse movere e star ferma la sfera prima, ciò non sarebbe aeque bene; perchè ripugnarebbe alla condizione e virtù di quei supremi corpi, ed alla viltà parimente della Terra, ed all’altre cose delle quali già si è detto a bastanza.
Argomenti per la quiete della Terra, soluzioni, impugnazioni ed altre curiosità annesse
Esercitazione Settima.
Ponete, Sig. Galileo, gli argomenti di Aristotile e di altri, con i quali si intende provare che la Terra stia ferma e si movano i cieli; i quali argomenti, in favor della vostra opinione, vi affaticate di sciogliere: ed io, sì perchè da chi