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658 esercitazioni filosofiche


ancorchè quelle potrebbono senza queste. Per tanto è convenevole, che avendo gli orbi inferiori il loro natural moto, anco di quel del primo partecipino: ed in questa maniera qua giù fra noi diviene la diversità delle coso con la varietà ammirabile do’ modi loro, oltre quelle che, del tutto a gli uomini sconosciute ed in maniere parimente incognite, forse altrove si fanno. Nè sono però questi moti talmente tra sè stessi contrarii o pur opposti, eche abbino o quella ripugnanza o quella ineompossibilità che alla vera contrarietà si richiede, ed all’esser in un medesimo soggetto contradichi. Contrarii veramente si dicono quei moti, i termini do i quali sono contrarii ed impossibili ad esser uniti, come il caldo sommo col freddo, il su con l’in giù, eto.; ma quei che da un istesso principio ad un medesimo punto ancora son terminati, non hanno veruna ropugnanza, eccetto che tal ora diversa occupazione locale di mobili, che non fa contrarietà in modo alcuno. Mi dichiaro. Il moto fatto sopra una superficie, linea, o corpo circolare, da qual si voglia parte che si cominci, si può terminare ad un istesso segno, e può il principio ed il fine segnarsi in qual si voglia parte, onde se ben mille moti sopra l’istessa sfera si facessero, non avrebbono perciò condizione di vera contrarietà; come mille aumentazzioni, perchè hanno l’istesso fine o termine di calore, non saranno contrario giamai, ancorchè l’una dal freddo, l’altra dal tepido cominciasse; così mille aumentazioni, mille moti all’insù, avendo, o potendo avere, l’istesso termine; ma sì bene il moto fatto all’insù con quello che tende all’ingiù, la calefàzzione con la frigefazzione, etc.: di modo che, non essendo questa varietà o repugnanza ne i termini acquisibili nel corpo circolare, non saranno contrarii. E se bene due mobili sopra d’un cerchio medesimo s’incontrassero e s’impedissero, sarebbe un impedimento corporeo, di mole, di varie occupazion di luoghi, non ripugnanza de i moti; anzi in questa maniera ogni corpo sarebbe a qual si voglia altro corpo contrario, conciosia che dove è l’uno non può esser l’altro: e così voi dall’ineompossibilità de’ corpi passate alla contrarietà de’ moti, che è fallo notabile. E vedete ancora, non esser l’istessa ragione di contrarietà fra due moti fatti l’un contra l’altro sopra una linea retta, con quella di quei che si fanno sopra la circolare, e più, particolarmente discendendo a i moti celesti, poichè non si fanno sopra i medesimi poli, onde anco si fuggirebbe questo apparente incontro. Nè è simile l’incontro di due cavalieri o di due armate in mare, essendo fra costoro contrarietà per cagion di vita 0 di morte, di vittoria o di perdita, non già per l’acquisto di un medesimo luogo. Oltre che nella diversità de’ moti celesti non avemo due mobili contrarii sopra l’istessa distanza circolare, poichè ogni corpo celeste si move nel suo proprio giro o luogo, senza occupar quel dell’altro; ma sì bene in un mobile solo avemo più moti: e questo niun assurdo contiene, come che non sia inconveniente in un medesimo soggetto esser diversissimi accidenti, massime non repugnanti, e come non sarebbe impossibilie che un sasso tondo, cadendo da alto a basso, si rivoltasse insieme, ca-