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di antonio rocco. 653


sognerebbe ammettere quando la sfera stellata si faccia mobile: e questa è la disparità immensa tra i moti di esse stelle, delle quali altre verranno a moversi velocissimamente in cerchi vastissimi, altre lentissimamente in cerchi piccolissimi, secondo che queste e quelle si trovano più o meno vicine a i poli; che pur ha dell’inconveniente, sì perchè noi veggiam quelle, del moto delle quali non si dubita, moversi tutte in cerchi massimi, sì ancora perchè pare con non buona determinazion fatto il constituir i corpi, che si abbino a mover circolarmente, in distanze immense dal centro, e fargli poi movere in cerchi piccolissimi.»

8. «E non pure le grandezze di cerchi ed in conseguenza le velocità de i moti di queste stelle saranno diversissimi da i cerchi e moti di quell’altre, ma le medesime stelle anderanno variando i suoi cerchi e sue velocità (e sarà il quinto inconveniente), avvenga che quelle che due mil’anni là erano nell’equinozziale, ed in consequenza descrivevano col moto cerchi massimi, trovandosene a’ tempi nostri lontane per molti gradi, bisogna che siano fatte più tarde di moto e ridottesi a movere in minori cerchi; e col tempo potrebbe alcuna di loro ridursi a star ferma col polo, e poi tornar a moversi: dove che l’altre stelle, che si movono sicuramente, tutte descrivono (come si è detto) il cerchio massimo dell’ orbe loro, ed in quello immutabilmente si mantengono.»

9. «Sesto inconveniente è l’esser inescogitabile qual deva esser la solidità di quella vastissima sfera, nella cui profondità siano così tenacemente saldate tante stelle, che senza punto variar sito tra loro, concordemente vengono con sì gran disparità di moti portate in volta: o se pur il cielo è fluido (come più ragionevolmente convien credere), sì che ogni stella per sè stessa per quello vada vagando, qual legge regolerà i moti loro? ed a che fine, per far che, rimirati dalla Terra, appariscano come fatti da una sola sfera? A me pare che per conseguir ciò, sia tanto più agevole ed accommodata maniera il constituirle immobili che ’l farle vaganti, quanto più facilmente si tengono a segno molte pietre murate in una piazza, che le schiere di fanciulli che sopra vi corrono.»

10. «E finalmente, per la settima instanza, se noi attribuiremo la conversion diurna al cielo altissimo, bisogna farla di tanta forza e virtù, che seco porti l’innumerabil moltitudine delle stelle fisse, corpi tutti vastissimi ed assai maggiori della Terra, e di più tutte le sfere di pianeti, ancorchè questi e quelli di lor natura si movino in contrario; ed oltre a questo è forza concedere che anco l’elemento del fuoco e la maggior parte dell’aria siano parimente rapiti, e che il solo piccol globo della Terra resti contumace e renitente a tanta virtù: cosa che a me pare che abbia molto del difficile, essendo la Terra corpo pensile, librato sopra il suo centro, indifferente al moto ed alla quiete, e circondato da un ambiente liquido; onde dovrebbe cedere essa ancora, ed esser portata in volta. Ma tali intoppi non troviamo noi nel far mover la Terra, corpo minimo