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di antonio rocco. 633

correndo effettivamente, e non come cause materiali, non è necessario che siano soggetti alle passioni che producono in altri; a guisa del lume che illumina, il calor che scalda e liquefa il ghiaccio, senza che tal ora ripatiscano in conto alcuno: e così non è statua di marmo, ma operantissimo, il cielo, senza repatimento. E mentre di novo tornate a dire, che sì come non porta pregiudizio alla Terra l’esser corruttibile, così nè anco al cielo, torno a rispondervi che l’argomento corre all’opposito. Quando ancora dite che l’un corpo celeste operi nell’altro, io non sono renitente a concedervelo; ma che queste siano azzioni corruttive, non lo ammetterei, se la dimostrazione non mi sforzasse: dimostratelo, dunque, e sarò con voi. Ed in vero, Sig. Galileo, che volendo voi ponere queste cose nel cielo perchè si ritrovano in Terra, non è un constituire la machina dell’universo vaga e perfetta per la varietà delle sue parti, ma è un farla informe, indistinta, come una casa tutta di paglia o di terra: corruttibile la Terra, corruttibile il cielo; nel modo che produce frutti l’una, nell’istesso gli produce quell’altro: e se le cause e le azzioni sono l’istesse, perchè non sono gli medesimi effetti? e così animali e piante in Terra, ed animali e piante nel cielo. Che tutte l’operazioni celesti siano ordinate all’uso dell’uomo, non è naturalmente credibile, anzi, più tosto, che sia per ogni parte abitato l’immenso palagio del cielo, nè che sia fatto e sì pomposamente ornato per esser inutile, ozioso, o per servire solo alla più infima, più immonda e quasi insensibil parte di lui, quale è la Terra con i suoi abitatori: ma che ricevano l’essere, e si conservino nel modo nostro con le opposizioni predette, mi oppongo, perchè possono esser sostanze e nature più spiritali, incorruttibili e di altra forma, che ecceda ogni umano pensiero, come voi stesso dite. E la vostra propria posizione vi impugna: poi che, se sono sostanze totalmente diverse ed a noi inescogitabili, perchè affermate (non che escogitate) che si generino come le nostre? in oltre, voi ponete il mondo perfetto, mirabilmente disposto, e dall’altro canto l’avvilite, e lo fate tutto feccia, tutto sentina d’immondizie. Sentite: per qual cagione chiamate voi, o perchè è in effetto, la Terra feccia del mondo e sentina d’immondizie? non per altro in vero, che per le putredini e per le corruzzioni che in lei si fanno: discorrete pur di quante cose si ritrovano in essa, e vedrete che vi dico puntualmente il vero. L’uomo, per il suo essere, è creatura assai nobile e degna; così, nel suo genere, il cavallo, il leone, l’aquila etc.: i loro mali provengono dalle infermità, dalli infortunii, dalla vecchiaia, da i difetti della natura e dell’arte, dalle corruttele, dalla morte etc. Le guerre, le pestilenze, i cattivi odori, i sapori mortiferi e l’altre calamità (discorretene pur di quante ve ne vengono in mente), che altro sono realmente che corruzzioni o totali o parziali? e se niun di questi mali fussero in Terra, sarebbe ella feccia del mondo? non certo. Dunque, o dovrete dire, ponendo il cielo corruttibile, che anco esso sia feccia del mondo; ed ecco l’immensa unica botte di Dio, cioè l’universo, piena