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632 | esercitazioni filosofiche |
sità; onde si dovrebbe argomentare alla riversa, e riuscirebbe bene così: «Nella Terra si generano uomini e cavalli, dunque non si potranno generar nelF acqua, essendo luoghi e corpi diversi; gli vermi si generano di putrefazzione, dunque gli uomini (per la diversità grande della loro natura da quella di vermi) si generano altrimenti»; ed al proposito: «Nella Terra si producono fiori, frondi, frutti etc. per via di corruzzione; dunque nel cielo non si produranno cose in questa maniera, e per conseguente non sarà necessario che ei sia corruttibile, ma più tosto l’opposito». E quando dite, il cielo non esser diverso da gli elementi (oltre che avria bisogno di prova), potreste ancor dire, e più probabilmente, che nè meno gli elementi siano differenti fra di loro; e così sia l’istesso acqua e fuoco, ed io una cosa medesima il scottarsi ed il bagnarsi: ed essendo questo falsissimo, anzi che gli elementi, quanto più sono lontani, tanto più sono differenti (come è manifesto della Terra e del fuoco), il cielo, ch’è lontanissimo pur dalla Terra, avrà da lei diversissimi inescogitabilmente i suoi effetti (come voi stesso dite), e parimente la maniera di produrgli, conciò sia che tale è la proporzione fra le cose fatte e la produzzione di esse. Quando dite che sarebbe inutile, come una massa di ghiaccio, di diaspro etc, mi meraviglio di questa illazione, nè so come possiate darvi a credere che non abbia altro modo di operare che col corrompersi. Ve l’imaginate pur massa o materia, di cui abbino da formarsi varie cose, come i vasi di creta o d’altro: e pur ciò è più tosto repugnante che verisimile, e dovrebbe dirsi che come, nobilissimo agente, qui fra noi alle generazioni concorre, così là in altre maniere, forse divine ed a noi inescogitabili, come era inescogitabile il mare a quel vostro abitator di boschi. Nè, per esser efficiente di generazioni e corruzzioni, deve esser generabile e corruttibile: già il lume, il caldo, il Sole, non corrompendosi, producono molte cose.
15. Per queste, dunque, e per altre simili cagioni esaltano i Peripatetici l’incorruttibilità de’ cieli, non per il desiderio grande di esser anco essi incorruttibili; anzi per questa ragione (se non fussero pazzi) dovrebbono più tosto biasmarla e spregiarla, essendo cosa da uomini savii fuggir e tener anco a vile quel che, desiderato, non è possibile da conseguirsi, quel che al desio irragionevole apporterebbe pena, non gioia: ce l’insegna la volpe di Esopo, che biasma l’uva che non può cogliere.
16. Mentre rispondete a Simplicio, non esser ragionevole che i corpi celesti non siano ordinati ad altro uso che della Terra, io son con voi: dite benissimo. Ma però da questa posizione voi attribuite a’ cieli altre operazioni di quelle che esercitano circa la Terra, e, per conseguente, non di generazione e corruzzione, quali sono le terrestri, ma diverse; e così se ben non siano i cieli generabili, non sarebbono però oziosi ed inutili, come di sopra intendevate concludere.
17. Mentre pur dite, che quando i cieli concorrono alla generazione ed alterazione della Terra, siano ancor essi alterabili etc, già vi ho risposto che, con-