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di antonio rocco. 619

sono contigue al corpo solare, e che, toccando la sua superficie, con essa o sopra di essa si movano, e che in cerchi da quello rimoti in niun modo si raggirino. Concludelo il moto, che verso la circonferenza del disco solare apparisce tardissimo, e verso il mezo più veloce; concludelo le figure delle macchie, le quali verso la circonferenza appariscono strettissime in comparazione di quello che si mostrano nelle parti di mezo, e questo perchè nelle parti di mezo si veggono in maestà e quali elle veramente sono, e verso la circonferenza, mediante lo sfuggimento della superficie globbosa, si mostrano in iscorcio: e l’una e l’altra diminuzione, di figura e di moto, a chi diligentemente l’ha saputa osservare e calculare, risponde precisamente a quello che apparir deve quando le macchie sian contigue al Sole, e discorda inescusabilmente dal moversi in cerchi remoti, benchè per piccolo intervallo, dal corpo solare, come diffusamente è stato dimostrato dall’amico nostro nelle Lettere delle Macchie Solari al Sig. Marco Velseri. Raccogliesi dalla medesima mutazion di figura che nessuna di esse è stella o altro corpo di figura sferica: imperò che tra tutte le figure solo la sfera non si vede mai in iscorcio, nè può rappresentarsi mai se non perfettamente rotonda; e così quando alcuna delle macchie particolari fusse un corpo rotondo, quali si stimano esser tutte le stelle, della medesima rotondità si mostrarebbe tanto nel mezo del disco solare quanto verso l’estremità; dove che lo scorciare tanto e mostrarsi sottili verso di tale estremità, ed all’incontro spaziose e larghe verso il mezo, ci rende sicuri, quelle esser falde di poca profondità o grossezza rispetto alla lunghezza e larghezza loro. Che le macchie dopo i determinati periodi ritornino le medesime per l’appunto, non lo crediate, Sig. Simplicio, e chi ve l’ha detto vi vuole ingannare: e che ciò sia, guardate ch’ei vi ha taciuto quelle che si generano e quelle che si dissolvono nella faccia del Sole, lontano dalla circonferenza; nè vi ha anco detto parola di quello scorciare, che è argomento necessario dell’esser contigue al Sole. Quello che ci è del ritorno delle medesime macchie, non è altro che pur quel che si legge nelle sopradette Lettere, cioè che alcune di esse siano tal volta di così lunga durata, che non si disfacciano per una sola conversione intorno al Sole, la quale si spedisce in meno di un mese.» Poi, rivoltato al Sig. Simplicio, gli dite che secondo Aristotile bisogna anteporre il senso al discorso; e però, essendo questa cognizion sensitiva, deve, con Aristotile, stimarla più ferma che la proposizione la quale asserisce, il cielo esser incorruttibile, già che è incertissima e falsa.

13. Aggiungete, che per virtù del telescopio il cielo si è fatto trenta e quaranta volte più vicino a noi che non era ad Aristotile, onde, per questa maggior vicinanza, gli è più facile conoscerlo sensibilmente e con certezza, e che esso Aristotile non vedeva le macchie predette. Rivolto in nome del Sig. Sagredo a Simplicio, lo compatite, che, mosso dalla forza di questo vero, sia sforzato lasciar Aristotile, e dall’altro canto vaccilli etc. Consolandolo poi, dite che non tema la