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di antonio rocco. 617

mutazione esser seguita giamai nella faccia della Luna: ecco per tanto invalidissimo il fondamento d’Aristotile.

2. Di più dite, che abbiamo nel nostro secolo accidenti ed osservazioni nove e tali, circa il cielo, che se Aristotile fusse all’età nostra, mutarebbe opinione: sia che il suo filosofare ha per base la cognizione sensitiva o esperimentale, la quale se ora gli mostrasse l'opposito di quel che egli stimava, senza dubbio anch’ei l’opposito concluderla, cioè che i cieli fussero corruttibili etc.

3. E soggiungendo dite, che «le cose scoperte ne i cieli a’ tempi nostri sono e sono state tali, che possono dare intera sodisfazione a tutti i filosofi: imperò che e nei corpi particolari e nell’universale espansione del cielo si son visti e si veggono tuttavia accidenti simili a quelli che tra noi chiamiamo generazioni e corruzzioni, essendo che da astronomi eccellenti sono state osservate molte comete generate e disfatte in parti più alte dell’orbe lunare,

4. oltre alle due nuove stelle dell’anno 1572 e del 1604, senza veruna contradizzione altissime sopra tutti i pianeti;

5. ed in faccia dell’istesso Sole si veggono (mercè del telescopio) produrre e dissolvere materie dense ed oscure, in sembianza molto simili alle nugole intorno alla Terra; e molte di queste sono così vaste, che superano di gran lunga non solo il sino Mediterraneo, ma tutta l’Africa e l’Asia ancora. Or quando Aristotile vedesse queste cose, che credete voi (dite), Sig. Simplicio, ch’e’ dicesse e facesse?» Così discorrete. A cui risponde il vostro Simplicio, che dall’Antiticone sono stati convinti tutti gli astronomi che ponevano quelle stelle celesti, col provar egli che fussero elementari. A cui rispondendo dite, che desiderate sapere che cosa dica questo moderno auttore delle stelle nuove del 72 e del 604, e delle macchie solari; «perchè quanto alle comete (dite) poca difficoltà farei nel ponerle generate sopra o sotto la Luna; nè ho fatto mai fondamento sopra la loquacità di Ticone, nè sento repugnanza nel poter credere che la materia loro sia elementare, e che le possano sublimarsi quanto piace loro, senza trovar ostacoli nell’impenetrabilità del cielo peripatetico, il quale io stimo più tenue più cedente e più sottile assai della nostra aria.

6. E quanto a i calcoli delle parallassi, prima il dubio se le comete siano soggette a tali accidenti, e poi l’inconstanza dell’osservazioni.sopra le quali sono fatti i computi, mi rendono egualmente sospette queste opinioni e quelle, etc.». Adducete poi, per soluzioni di queste apparenze, diverse opinioni; le quali io, per servar l’ordine e per curiosità di chi leggerà, voglio brevemente recitare.

7. Prima, circa le stelle nove, l’Antiticone dice che non sono parti certe di corpi celesti, e che se gli avversarii d’Aristotile vogliono provar, là su esser alterazione e generazione, devono dimostrar mutazioni fatte nelle stelle descritte già tanto tempo, delle quali niuno dubita che siano cose celesti; il che non possono far mai in veruna maniera. Circa poi le materie che alcuni dicono generarsi in