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di antonio rocco. 609

de’ moti semplici investiga la diversità de’ corpi celesti ed elementari, ed il vostro, che supponendo le parti integrali del mondo esser disposte in ottima costituzione, esclude per conseguenza da i corpi semplici naturali i movimenti retti, come di niun uso in natura, e stima la Terra esser essa ancora uno de’ corpi celesti, adornata di tutte le prerogative che a quelli convengono; e che questo discorso (giudicando voi sotto il nome del vostro Sig. Sagredo) più consoni che quell’altro. Questa è la dottrina vostra: or veniamo ad esaminarla.

1. Alla prima dico, che per via resolutiva ed inventiva non si può procedere altrimenti per ritrovar la diversità fra gli elementi e ’l cielo, che quella del moto naturale; essendo egli principal effetto della natura, da cui le cagioni, e dalla cui diversità le differenze altresì delle cagioni, si conoscono. Non mancano però altri metodi, che questa diversità con l'incorruttibilità insieme de’ cieli (già per questa principalmente s’intendono diversi da gli elementi) ne mostrano, i quali in varii luoghi il medesimo Aristotile adduce: come, nel primo del Cielo, è il non aver esso cielo materia di cui sia stato fatto, la quale sola è radice di dissoluzione e di contradizzione, anzi, per la privazione che ha sempre seco indissolubilmente congiunta, inclina all’eccidio del suo proprio composto attuale; nell'ottavo della sua Fisica, per ragion di ordine, di dipendenza, conservazione e perpetuità dell’universo: conciosia che le cose corruttibili non hanno entro lor stesse principio di eternità, anzi di mancamento; perciò se in eterno devono conservarsi, necessariamente da incorruttibile natural cagione dipendono; e vedendo, ciò che sotto il circuito del cielo si trova, esser dissolubile, ed i moti celesti con la diversità de’ tempi apportar queste varietà, a loro appoggiamo ragionevolmente la costanza delle cose caduche, come a causa immortale da cui dipendono. Nella sua Metafisica similmente vuole che in ogni operazione si abbia da aver ricorso e dipendenza ad una causa efficiente prima: e nell’ordine naturale (di cui si parla) si vedono l’une dipendenti dall’altre con ordine essenziale, invariabile, e le sullunari corruttibili tutte; perciò ricorriamo alle celesti.

Nè mancano altre ragioni, come sanno quei che sono versati nelle speculazioni

e dottrine Aristoteliche. Voglio solo accennarvi che quella parte nella quale

voi, Sig. Galileo, dite, la dottrina d’Aristotile non aver altra sussistenza, per provar la diversità de’ cieli da gli elementi, che quella della diversità de’ moti, è falsa. Vi dico bene che è la più naturale dell’altre, quasi sperimentale, e vi soggiungo che nel suo genere è efficacissima, per quanto può l’umano ingegno, e sola bastarebbe; sì che se voi la buttarete a terra, col provare che anco gli altri corpi, cioè gli elementari, di sua natura si movano circolarmente, per desio ardentissimo del vero mi accosterò alla vostra opinione, dirò che Aristotile abbia errato, e vedrò pacificamente la soversione della più bella parte della sua filosofia, nè mi farà niente di compassione.

2. Starò per tanto aspettando al suo luogo di veder con nove dimostrazioni