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474 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
dall’alterazion del moto annuo della Terra? e l’alterazione annua de’ medesimi flussi e reflussi deriva da gli additamenti e suttrazioni della vertigine diurna? Ora mi ritrovo io più confuso che mai, e più fuori di speranza d’avere a poter restar capace come stia questo intralciamento, più intrigato, al mio parere, del nodo Gordiano; ed invidio il signor Simplicio, dal cui silenzio argomento che ei resti capace del tutto, e libero da quella confusione che grandemente a me ingombra la fantasia.
Simp. Credo veramente, signor Sagredo, che voi vi ritroviate confuso, e credo di sapere anco la causa della vostra confusione; la quale, per mio avviso, nasce, che delle cose portate da poco in qua dal signor Salviati, parte ne intendete e parte no. È anche vero ch’io mi trovo fuori di confusione, ma non per quella causa che voi credete, cioè perchè io resti capace del tutto, anzi ciò mi avviene dal contrario, cioè dal non capir nulla; e la confusione è nella pluralità delle cose, e non nel niente.
Sagr. Vedete, signor Salviati, come alcune sbrigliatelle che si son date ne i giorni passati al signor Simplicio, l’hanno reso mansueto, e di saltatore cangiato in una chinea. Ma, di grazia, senza più indugio cavateci amendue di travaglio.
Salv. Farò forza quanto potrò alla mia dura espressiva, alla cui ottusità supplirà l’acutezza del vostro ingegno. Due sono gli accidenti de’ quali doviamo investigar le cagioni: il primo riguarda le diversità che accascano ne’ flussi e reflussi nel periodo mestruo; e l’altro appartiene al periodo annuo: prima parleremo del mestruo, poi tratteremo dell’annuo; e tutto convien che risolviamo secondo i fondamenti e ipotesi già stabilite, senza introdur novità alcuna, nè in astronomia nè nell’universo, in grazia de i flussi e reflussi ma dimostriamo che di tutti i diversi accidenti che in essi si scorgono, le cause riseggono nelle cose già conosciute, e ricevute per vere ed indubitate. [Ipotesi verissima, in più breve tempo spedirsi le revoluzioni ne i cerchi minori che ne ì maggiori: il che si dichiara con dua esempi.]Dico per tanto, cosa vera, naturale, anzi necessaria, essere che un medesimo mobile, fatto muovere in giro dalla medesima virtù movente, in più lungo tempo faccia suo corso per un cerchio maggiore che per un minore; e questa è verità ricevuta da tutti, e confermata da tutte l’esperienze, delle quali ne produrremo alcuna. Ne gli oriuoli da ruote, [Primo esempio.]ed in particolare ne i grandi, per temperare il tempo accomodano i loro artefici certa asta volubile orizontalmente,