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426 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
ogni minima particella di tal pietra ha in sé tal virtù, chi vorrà dubitare, la medesima più altamente risedere in tutto questo globo terreno, [globo terrestre fatto di calamita.]abbondante di tal materia, e che forse egli stesso, quanto alla sua interna e primaria sustanza, altro non è che un’immensa mole di calamita?
Simp. [filosofia magnetica di Guglielmo Gilberti.]Adunque voi sete di quelli che aderiscono alla magnetica filosofia di William GilbertGuglielmo Gilberto?
Salv. Sono per certo, e credo d’aver per compagni tutti quelli che attentamente avranno letto il suo libro e riscontrate le sue esperienze; nè sarei fuor di speranza che quello che è intervenuto a me in questo caso, potesse accadere a voi ancora, tuttavolta che una curiosità simile alla mia ed un conoscere che infinite cose restano in natura incognite a gl’intelletti umani, con liberarvi dalla schiavitudine di questo o di quel particolare scrittore delle cose naturali, allentasse il freno al vostro discorso e rammorbidisse la contumacia e renitenza del vostro senso, sì che ei non negasse tal ora di dare orecchio a voci non più sentite. Ma (siami permesso d’usar questo termine) [Pusillanimità de gl'ingegni popolari.]la pusillanimità de gl’ingegni comuni è giunta a segno, che non solamente alla cieca fanno dono, anzi tributo, del proprio assenso a tutto quello che trovano scritto da quelli autori che nella prima infanzia de’ loro studii gli furono accreditati da i lor precettori, ma recusano di ascoltare, non che di esaminare, qual si sia nuova proposizione o problema, benchè non solamente non sia stato confutato, ma nè pure esaminato nè considerato, da i loro autori: de’ quali uno è questo, di investigare qual sia la vera, propria, primaria, interna e general materia e sustanza di questo nostro globo terrestre; che, benchè nè ad Aristotile nè ad altri, prima che al Gilberto, sia caduto in mente di pensare se possa esser calamita, non che nè Aristotile nè altri abbiano confutata una tale opinione, tuttavia mi son io incontrato in molti che al primo motto di questo, quasi cavallo che adombri, si sono ritirati in dietro e sfuggito di trattarne, spacciando un tal concetto per una vana chimera, anzi per una solenne pazzia; e forse il libro del Gilberto non mi sarebbe venuto nelle mani, se un filosofo peripatetico di gran nome, credo per assicurar la sua libreria dal contagio, non me n’avesse fatto dono.
Simp. Io, che liberamente confesso essere stato uno de gl’ingegni comuni, e solamente da questi pochi giorni in qua, che mi è stato