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372 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

la sua apparente retrogradazione nel zodiaco sarà quanto è l’arco sy, fatta da Giove mentre che egli nel proprio cerchio passa l’arco ei e la Terra nel suo l’arco EI. [Regressi più frequenti in Saturno, meno in Giove e meno ancora in Marte, e perchè.]E questo che si è detto di Giove, intendasi di Saturno e di Marte ancora, ed in Saturno tali regressi esser alquanto più frequenti che in Giove, per esser il moto suo più tardo di quel di Giove, sì che la Terra in più breve spazio di tempo lo raggiugne; in Marte poi son più rari, per essere il moto suo più veloce che quel di Giove, onde la Terra più tempo spende in racquistarlo. [Regressi di Venere e di Mercurio dimostrati da Apollonio e dal Copernico.]Quanto poi a Venere ed a Mercurio, i cerchi de i quali son compresi da quel della Terra, appariscono pur le loro stazioni e regressi cagionati non da i moti di quelli, che realmente sien tali, ma dal moto annuo di essa Terra, come acutamente dimostra il Copernico con Apollonio Pergeo, nel libro 5 delle sue Revoluzioni al cap. 35.

[Moto annuo della Terra attissimo a render ragione delle esorbitanze de i cinque pianeti.]Voi vedete, Signori, con quanta agevolezza e simplicità il moto annuo, quando fusse della Terra, si accomoda a render ragione delle apparenti esorbitanze che si osservano ne i movimenti de i cinque pianeti, Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, levandole via tutte e riducendole a moti equabili e regolari; e di questo maraviglioso effetto è stato Niccolò Copernico il primo che ci ha resa manifesta la cagione. Ma di un altro, non men di questo ammirando e che con nodo forse di più difficile scioglimento strigne l’intelletto umano ad ammetter questa annua conversione e lasciarla al nostro globo terrestre, [Il Soie istesso testifica, il moto annuo esser della Terra.]nuova ed inopinata coniettura ce n’arreca il Sole stesso, il quale mostra di non aver voluto esso solo sfuggir l’attestazione di una conclusione tanto insigne, anzi, come testimonio maggior di ogni eccezione, ci è voluto essere a parte. Sentite dunque l’alta e nuova maraviglia.

[L'Accademico Linceo primo scopritore delle macchie solari e di tutte l'altre novità celesti.]Fu il primo scopritore ed osservatore delle macchie solari, sì come di tutte l’altre novità celesti, il nostro Academico Linceo; e queste scopers’egli l’anno 1610, trovandosi ancora alla lettura delle Matematiche nello Studio di Padova, e quivi ed in Venezia ne parlò con diversi, de i quali alcuni vivono ancora: ed un anno doppo le fece vedere in Roma a molti Signori, [Istoria de i progressi dell'Academico per lungo tempo intorno alle osservazioni delle macchie solari.]come egli asserisce nella prima delle sue Lettere al signor Marco Velsero, Duumviro d’Augusta. Esso fu il primo che, contro alle opinioni de i troppo timidi e troppo gelosi dell’inalterabilità del cielo, affermò tali macchie esser materie che in tempi brevi si producevano e si dissolvevano; che, quanto al luogo,