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giornata terza. | 355 |
star l’orecchio, non che l’assenso, a queste novità, credo che assai in voi si diminuirebbe la meraviglia del trovarsi così pochi seguaci di tale opinione; ma poca stima, per mio parere, si deve fare di cervelli a i quali, per confermargli e fissamente ritenergli nell’immobilità della Terra, [Discorsi più che puerili bastanti per ritener gl'idioti nell'opinione della stabilità della Terra,]concludentissima dimostrazione è il vedere come stamani non saranno a desinar in Costantinopoli nè stasera a cena nel Giappone, e che son certi che la Terra, come gravissima, non può montar su sopra il Sole e poi a rompicollo calare a basso. Di questi tali, il numero de’ quali è infinito, non bisogna tener conto nè registrar le loro sciocchezze e cercar di fare acquisto d’uomini nella cui difinizione entra solo il genere e manca la differenza, per avergli per compagni nelle opinioni sottilissime e delicatissime. In oltre, qual guadagno credereste voi di poter mai fare con tutte le dimostrazioni del mondo in cervelli tanto stolidi, che non sono per se stessi bastanti a conoscer le lor così estreme pazzie? Ma la mia, signor Sagredo, è molto differente dalla vostra meraviglia: voi vi maravigliate che così pochi siano seguaci della opinione de’ Pitagorici; ed io stupisco come si sia mai sin qui trovato alcuno che l’abbia abbracciata e seguita, nè posso a bastanza ammirare l’eminenza dell’ingegno di quelli che l’hanno ricevuta e stimata vera, ed hanno con la vivacità dell’intelletto loro fatto forza tale a i proprii sensi, che abbiano possuto antepor quello che il discorso gli dettava, a quello che le sensate esperienze gli mostravano apertissimamente in contrario. [Mostrasi quanto sia improbabile l'opinion del Copernico.]Che le ragioni contro alla vertigine diurna della Terra, già esaminate da voi, abbiano grandissima apparenza, già l’abbiamo veduto, e l’averle ricevute per concludentissime i Tolemaici, gli Aristotelici e tutti i lor seguaci, è ben grandissimo argomento della loro efficacia; ma quelle esperienze che apertamente contrariano al movimento annuo, son ben di tanto più apparente repugnanza, che (lo torno a dire) non posso trovar termine all’ammirazion mia, come abbia possuto in [La ragione e il discorso in Aristarco e nel Copernico prevagliono al senso manifesto.]Aristarco e nel Copernico far la ragion tanta violenza al senso, che contro a questo ella si sia fatta padrona della loro credulità.
Sagr. Adunque siamo per avere altri contrasti gagliardi contro a questo movimento annuo ancora?
Salv. Siamo; e tanto evidenti e sensati, che se senso superiore e più eccellente de i comuni e naturali non si accompagnava con la