Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
312 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
che voi ancora, benchè non intelligente di calcoli astronomici, possiate restar capace e toccar con mano quanto quest’autore ha avuto 1 più la mira di scrivere a compiacenza de i Peripatetici, co ’l palliare e dissimular varie cose, che a stabilimento del vero, co ’l portarle con nuda sincerità. Però seguiamo oltre. Dalle cose dichiarate sin qui credo che voi restiate capacissimo come la lontananza della stella nuova non si può mai far tanto immensa, che ’l più volte nominato angolo interamente svanisca e che li due raggi de gli osservatori da i luoghi A, E divengano 2 linee parallele; e venite in conseguenza a comprender perfettamente, che quando il calcolo ritraesse dalle osservazioni, tal angolo esser totalmente nullo o le linee esser veramente parallele, saremmo sicuri l’osservazioni esser, almeno in qualche minimo che, errate; ma quando il calcolo ci desse, le medesime linee essersi disseparate 3 non solamente sino all’equidistanza, cioè sino all’esser parallele, ma aver trapassato oltre al termine, ed essersi allargate più ad alto che a basso, allora bisogna risolutamente 4 concludere, le osservazioni essere state fatte con meno accuratezza, ed in somma essere errate, come quelle che ci conducono ad un manifesto impossibile. Bisogna poi che voi mi crediate, e supponghiate per cosa verissima, che due linee rette che si partono da due punti segnati sopra un’altra retta, allora son più larghe in alto che a basso, quando gli angoli compresi dentro di esse sopra quella retta son maggiori di due angoli retti; e quando questi fussero eguali a due retti, esse linee sarebbero parallele; ma se fussero minori di due retti, le linee sarebbero concorrenti, e prolungate serrerebbero il triangolo indubitabilmente.
Simp. Io, senza prestarvi fede, ne ho scienza, e non son tanto nudo di geometria, ch’io non sappia una proposizione che mille volte ho avuto 5 occasione di leggere in Aristotile, cioè che i tre angoli d’ogni triangolo sono eguali a due retti: talchè, s’io piglio nella mia figura il triangolo A B E, posto che la linea E A fusse retta, comprendo benissimo come i suoi tre angoli A, E, B sono eguali a due retti, e che in conseguenza li due soli E, A son minori di due retti tanto quanto è l’angolo B; onde allargando le linee A B, E B (ritenendole però ferme ne’ punti A, E) sin che l’angolo contenuto da esse verso le parti B