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296 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

avvenga che lo stancarsi il corpo dell’animale deriva, [Cagione dello stancarsi degli animali.]per mio credere, dall’impiegare una parte sola per muover se stessa e tutto il resto del corpo: come, verbigrazia, per camminare si impiegano le cosce e le gambe solamente, per portar loro stesse e tutto il rimanente; all’incontro vedrete il movimento del cuore esser come infatigabile, perchè muove sé solo. [Moto dell' animale più tosto è da chiamarsi violento che naturale.]In oltre, non so quanto sia vero che il movimento dell’animale sia naturale, e non più tosto violento; anzi credo che si possa dir con verità che l’anima muove naturalmente le membra dell’animale di moto preternaturale: perchè, se il moto all’insù è preternaturale a i corpi gravi, l’alzar le gambe e le cosce, che son corpi gravi, per camminare, non si potrà far senza violenza, e però non senza fatica del movente; il salir su per una scala porta il corpo grave, contro alla sua naturale inclinazione, all’in su, onde ne segue la stanchezza, mediante la natural repugnanza della gravità a cotal moto. Ma per muover un mobile di un movimento al quale e’ non ha repugnanza nissuna, qual lassezza o diminuzion di virtù e di forza si deve temer nel movente? [ Non si scema la forza dove non se ne esercita punto.]e perchè si deve scemar la forza dove non se n’esercita punto?

Simp. Sono i moti contrarii, de i quali il globo terrestre si figura muoversi, quelli sopra i quali l’autore fonda la sua instanza.

Sagr. Già si è detto che non sono altrimenti contrarii, e che in questo l’autore si è grandemente ingannato, talchè il vigore di tutta [L'instanza deil Chiaramonte si ritorce contro a lui stesso.]l’instanza si volge contro l’impugnator medesimo, mentre e’ voglia che il primo mobile rapisca tutte le sfere inferiori contro al moto il quale esse nell’istesso tempo e continuamente esercitano. Al primo mobile, dunque, tocca a stancarsi, che, oltre al muovere se stesso, deve condur tant’altre sfere, le quali, di più, con movimento contrario gli contrastano. Talchè quell’ultima conclusione che l’autor inferiva, con dir che discorrendo per gli effetti di natura s’incontrano sempre cose favorabili per l’opinion d’Aristotile e Tolomeo, e non mai alcuna che non contrarii al Copernico, ha bisogno d’una gran considerazione; e meglio è dire, che sendo una di queste due posizioni vera, e l’altra necessariamente falsa, [Per le proposizioni vere si incontrano argementi concludenti, ma non per le false.]è impossibile che per la falsa s’incontri mai ragione, esperienza o retto discorso che le sia favorevole, sì come alla vera nessuna di queste cose può esser repugnante. Gran diversità dunque convien che si trovi tra i discorsi e gli argomenti che si producono dall’una e dall’altra parte in pro e