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160 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
modi: uno è, che ogni particella separata dal suo tutto si movesse circolarmente intorno al suo proprio centro, descrivendo i suoi piccoli cerchiettini; l’altro è, che movendosi tutto ’l globo intorno al suo centro in ventiquattr’ore, le parti ancora girassero intorno al medesimo centro in ventiquattr’ore. Il primo sarebbe una impertinenza non minore che se altri dicesse che di una circonferenza di cerchio ogni parte bisogna che sia un cerchio, o vero perchè la Terra è sferica, ogni parte di Terra bisogna che sia una palla, perchè così richiede l’assioma eadem est ratio totius et partium. Ma s’egli intese nell’altro, cioè che le parti, a imitazion del tutto, si moverebbero naturalmente intorno al centro di tutto il globo in ventiquattr’ore, io dico che lo fanno; ed a voi, in vece d’Aristotile, toccherà a provar che no.
Simp. Questo è provato da Aristotile nel medesimo luogo, mentre dice che naturale delle parti è il moto retto al centro dell’universo, onde il circolare non gli può naturalmente competere.
Salv. Ma non vedete voi che nelle medesime parole vi è anco la confutazione di questa risposta?
Simp. In che modo? e dove?
Salv. Non dic’egli che ’l moto circolare alla Terra sarebbe violento? e però non eterno? e che questo è assurdo, perchè l’ordine del mondo è eterno?
Simp. Dicelo.
Salv. [Quello che è violento non può essere eterno, e quello che non può essere eterno non potrà esser naturale.]Ma se quello che è violento non può esser eterno, pel converso quello che non può esser eterno non potrà esser naturale: ma il moto della Terra all’ingiù non può essere altramente eterno: adunque meno può esser naturale, nè gli potrà esser naturale moto alcuno che non gli sia anco eterno. Ma se noi faremo la Terra mobile di moto circolare, questo potrà esser eterno ad essa ed alle parti, e però naturale.
Simp. Il moto retto è naturalissimo delle parti della Terra e gli è eterno, nè mai accaderà che di moto retto non si muovano, intendendo però sempre, rimossi gli impedimenti.
Salv. Voi equivocate, signor Simplicio, ed io voglio pur vedere di liberarvi dall’equivoco. Però ditemi: credete voi che una nave che dallo stretto di Gibilterra andasse verso Palestina, potesse eternamente navigare verso quella spiaggia, movendosi sempre con egual corso?