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150 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
due le posizioni sieno egualmente accomodate. [Nell'assioma Frustra fit per plura etc. l'aggiugnere aeque bene è superfluo.]La particola poi, che voi dite essere stata lasciata da me, ho più tosto sospetto che sia superfluamente aggiunta da voi: perchè il dire "egualmente bene" è una relazione, la quale necessariamente ricerca due termini almeno, non potendo una cosa aver relazione a se stessa, e dirsi, v. b., la quiete esser egualmente buona come la quiete; e perchè quando si dice «invano si fa con più mezi quello che si può fare con manco mezi», s’intende che quel che si ha da fare deva esser la medesima cosa, e non due cose differenti, e perchè la medesima cosa non può dirsi egualmente ben fatta come se medesima, adunque l’aggiunta della particola "egualmente bene" è superflua ed una relazione che ha un termine solo.
Sagr. Se noi non vogliamo che ci intervenga come ieri, ritornisi, di grazia, nella materia, ed il signor Simplicio cominci a produr quelle difficultà che gli paiono contrarianti a questa nuova disposizione del mondo.
Simp. La disposizione non è nuova, anzi antichissima, e che ciò sia vero, Aristotile la confuta, [Ragioni d'Aristotile per la quiete della Terra.]e le sue confutazioni son queste. «Prima, se la Terra si movesse o in se stessa, stando nel centro, o in cerchio, essendo fuor del centro, è necessario che violentemente ella si movesse di tal moto, imperò che e’ non è suo naturale; chè s’e’ fusse suo, l’avrebbe ancora ogni sua particella; ma ognuna di loro si muove per linea retta al centro: essendo dunque violento e preternaturale, non potrebbe essere sempiterno: ma l’ordine del mondo è sempiterno: adunque etc. Secondariamente, tutti gli altri mobili di moto circolare par che restino indietro e si muovano di più di un moto, trattone però il primo mobile: per lo che sarebbe necessario che la Terra ancora si movesse di due moti; e quando ciò fosse, bisognerebbe di necessità che si facessero mutazioni nelle stelle fisse: il che non si vede, anzi senza variazione alcuna le medesime stelle nascono sempre da i medesimi luoghi, e ne i medesimi tramontano. Terzo, il moto delle parti e del tutto è naturalmente al centro dell’universo, e per questo ancora in esso si sta. Muove poi la dubitazione se il moto delle parti è per andare naturalmente al centro dell’universo, o pure al centro della Terra; e conclude, esser suo instinto proprio di andare al centro dell’universo, e per accidente al centro della Terra: del qual dubbio si discorse ieri a lungo.