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giornata seconda | 147 |
sano naturalmente competere diversi movimenti, o pure che un solo convenga, che sia il suo proprio e naturale.
Simp. [D'un mobile semplice uno solo è il modo mnaturale, e gli altri per participazione.]D’un mobile semplice un solo, e non più, può essere il moto che gli convenga naturalmente, e gli altri tutti per accidente e per participazione; in quel modo che a colui che passeggia per la nave, suo moto proprio è quello del passeggio, e per participazione quello che lo conduce in porto, dove egli mai col passeggio non sarebbe arrivato, se la nave col moto suo non ve l’avesse condotto.
Sagr. Ditemi, secondariamente: quel movimento che per participazione vien comunicato a qualche mobile, mentre egli per se stesso si muove di altro moto diverso dal participato, è egli necessario che risegga in qualche suggetto per se stesso, o pur può esser anco in natura senz’altro appoggio?
Simp. Aristotile vi risponde a tutte queste domande, e vi dice che sì come d’un mobile uno è il moto, così di un moto uno è il mobile, ed in conseguenza che senza l’inerenza del suo suggetto [Il moto non è senza il soggetto mobile.]non può nè essere nè anco immaginarsi alcun movimento.
Sagr. Io vorrei che voi mi diceste, nel terzo luogo, se voi credete che la Luna e gli altri pianeti e corpi celesti abbiano lor movimenti proprii, e quali e’ siano.
Simp. Hannogli, e son quelli secondo i quali e’ vanno scorrendo il zodiaco: la Luna in un mese, il Sole in un anno, Marte in dua, la sfera stellata in quelle tante migliaia; e questi sono i moti loro proprii e naturali.
Sagr. Ma quel moto col quale io veggo le stelle fisse, e con esse tutti i pianeti, andare unitamente da levante a ponente e ritornare in oriente in ventiquattr’ore, in che modo gli compete?
Simp. Hannolo per participazione.
Sagr. Questo dunque non risiede in loro; e non risedendo in loro, nè potendo esser senza qualche suggetto nel quale e’ risegga, è forza farlo proprio e naturale di qualche altra sfera.
Simp. Per questo rispetto hanno ritrovata gli astronomi ed i filosofi un’altra sfera altissima senza stelle, alla quale naturalmente compete la conversion diurna, e questa hanno chiamata il primo mobile, il quale poi rapisce seco tutte le sfere inferiori, contribuendo e participando loro il movimento suo.
Sagr. Ma quando, senza introdurr’altre sfere incognite e vastis-