Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/151


giornata seconda 143

si muova di un istesso moto, chi vorrà credere che la natura [La -natura non opera con molte cose quello che può operar con poche.](che pur, per comun consenso, non opera con l’intervento di molte cose quel che si può fare col mezo di poche) abbia eletto di far muovere un numero immenso di corpi vastissimi, e con una velocità inestimabile, per conseguir quello che col movimento mediocre di un solo intorno al suo proprio centro poteva ottenersi?

Simp. Io non bene intendo come questo grandissimo moto sia come nullo per il Sole, per la Luna, per gli altri pianeti e per l’innumerabile schiera delle stelle fisse. E come direte voi esser nulla il passare il Sole da un meridiano all’altro, alzarsi sopra questo orizonte, abbassarsi sotto quello, arrecare ora il giorno ora la notte, simili variazioni far la Luna e gli altri pianeti e le stelle fisse ancora?

Salv. [Dal movimento diurno nissuna mutazione nasce tra tutti i corpi celesti, ma tutte si referiscono alla Terra.]Tutte coteste variazioni raccontate da voi non son nulla, se non in relazion alla Terra. E che ciò sia vero, rimovete con l’immaginazione la Terra: non resta più al mondo nè nascere nè tramontar di Sole o di Luna, nè orizonti nè meridiani, nè giorni nè notti, nè in somma per tal movimento nasce mai mutazione alcuna tra la Luna e ’l Sole o altre qualsivoglino stelle, sian fisse o erranti; ma tutte le mutazioni hanno relazione alla Terra; le quali tutte in somma non importano poi altro che ’l mostrare il Sole ora alla Cina, poi alla Persia, dopo all’Egitto, alla Grecia, alla Francia, alla Spagna, all’America etc., e far l’istesso della Luna e del resto de i corpi celesti, la qual fattura segue puntualmente nel modo medesimo se, senza imbrigar sì gran parte dell’universo, si faccia rigirare in se stesso il globo terrestre. Ma raddoppiamo la difficoltà con un’altra grandissima: [Seconda confermazione che'l moto diurno sia della Terra.]la quale è, che quando si attribuisca questo gran moto al cielo, bisogna di necessità farlo contrario a i moti particolari di tutti gli orbi de i pianeti, de i quali ciascheduno senza controversia ha il movimento suo proprio da occidente verso oriente, e questo assai piacevole e moderato, e convien poi fargli rapire in contrario, cioè da oriente in occidente, da questo rapidissimo moto diurno; dove che, facendosi muover la Terra in se stessa, si leva la contrarietà de’ moti, ed il solo movimento da occidente in oriente si accomoda a tutte le apparenze e sodisfà a tutte compiutamente.

Simp. [Moti circolari non son contrarli, per Aristotile.]Quanto alla contrarietà de i moti, importerebbe poco, perchè Aristotile dimostra che i moti circolari non son contrarii fra di loro, e che la loro non si può chiamar vera contrarietà.