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avvertimento. 7

siffatto ordine o senza, ebbe effetto ad ogni modo la revisione dello Stefani1: ma il proemio ed il fine, che il P. Riccardi s’era riservato di accomodare a sua intera sodisfazione, non venivano, cosicchè al principio del marzo del successivo anno 1631 Galileo si risolse ad invocare l’intervento del Granduca2; e questi ordinò «di scrivere efficacemente al Sig. ambasciatore Niccolini, acciò faccia con ogni vivezza e quanto prima l’offizio col Padre Maestro del Sacro Palazzo»3.

Il 19 aprile 1631 partivano da Roma due lettere: una del Castelli a Galileo, nella quale si diceva che il P. Riccardi «in ristretto vorrebbe il libro nelle mani, e promette che assolutamente lo licenziarà4»; l’altra del Niccolini al Cioli, in cui si legge: «Fu combattuto lunedì prossimo in questa casa assai a lungo il Padre Maestro del Sacro Palazzo dall’ambasciatrice e da me per l’interesse del Sig. Galileo, e finalmente fu accordato che ordinarebbe che ella (l’opera) si stampasse, però con cert’ordine o dichiarazione per suo discarico, del quale restò in appuntamento di scrivermene una poliza, perchè io potessi riferirlo puntualmente, e senza alcuna alterazione di parole, a V. S. Illustrissima»; e il Niccolini conclude: «Ma vero è che queste opinioni qua non piacciano, in particolare a’ Superiori»5.

Ma la «poliza» annunziata non compariva, ed in luogo di essa il P. Riccardi mandava, sotto il dì 28 aprile, all’ambasciatore una lettera, nella quale, riservandosi pur sempre di vedere da sè il proemio e la fine, promette di scrivere all’Inquisitore di Firenze, «significandoli quello che ha da osservar nel libro, distendendo quello che mi è stato commandato, acciochè, vedendo che si sia osservato, lo lasci correre e stampar liberamente»6. Circa un mese dopo il P. Riccardi, che in questo affare andava «un poco di male gambe», come scriveva il Niccolini7, spediva all’Inquisitore di Firenze le sue istruzioni, dalle quali risulta, anzitutto, che il titolo «Del flusso e reflusso» non era stato approvato, e che era mente del Pontefice che il titolo e soggetto proposto fosse «assolutamente della matematica considerazione della posizione Copernicana intorno al moto della Terra, con fine di provare che, rimossa la rivelazione di Dio e la dottrina sacra, si potrebbono salvare le apparenze in questa posizione, sciogliendo tutte le persuasioni contrarie che dall’esperienza e filosofia peripatetica si potessero addurre, sì che non mai si conceda la verità assoluta, ma solamente la ipotetica e senza le Scritture, a questa opinione. Deve ancora mostrarsi che quest’opera si faccia solamente per mostrare che si sanno tutte le ragioni che per questa parte si possono addurre, e che non per mancamento di saperle si sia in Roma bandita questa sentenza, conforme al principio e fine del libro, che di qua mandarò aggiustati. Con questa cauzione il libro non averà impedimento alcuno qui in Roma, e V. P. M. R. potrà compiacere l’autore e servir la Serenissima Altezza, che in questo mostra sì gran premura»8. Erano state compiute infatti, in via diplomatica, nuove sollecitazioni, causate da nuove istanze del Nostro9, il quale aveva già spedito al P. Riccardi, col mezzo del Niccolini10, il proemio e il fine dell’opera. Ma intanto Galileo, insofferente dei ri-

  1. Nella lettera a Elia Diodati e Pietro Gassendi del 15 gennaio 1633 (Biblioteca d’Inguimbert a Carpentras, Coll. Peiresc, XLI, II), Galileo scrive che il revisore fiorentino mutò soltanto alcune parole; per esempio, in molti luoghi sostituì universo in cambio di natura, titolo in cambio di attributo, ingegno sublime in luogo di ingegno divino.
  2. Lettera di Galileo ad Andrea Cioli del marzo 1631 (Mss. Gal., Par. I, T. IV, car. 73).
  3. Lettera di Geri Bocchineri a Galileo dell’8 marzo 1631 (Mss. Gal., Par. I, T. IX, car. 166).
  4. Mss. Gal., Par. I, T. IX, car. 247. car. 41).
  5. Mss. Gal., Par. I, T. II, car. 33.
  6. M Mss. Gal, Par. I, T. XV, car. 67.
  7. Lettera di Francesco Niccolini a Galileo del 12 luglio 1631 (Mss. Gal., Par. I, T. IX, car. 260).
  8. Domenico Berti, Il processo originale di Galileo Galilei. Nuova edizione. Roma, Voghera, 1878, pag. 166-167.
  9. Lettera di Galileo ad Andrea Cioli del 3 maggio 1631 (Mss. Gal., Par. I, T. IV, car. 78).
  10. Lettera di Francesco Niccolini ad Andrea Cioli del 17 maggio 1631 (Mss. Gal., Par. T, T. II, car. 41).