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122 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
facendo muover la Terra e star fermo il Sole, che se si faccia per l’opposito.
Simp. Non si troverà alcuno de i filosofi che abbia detto che questi corpi inferiori operino ne i celesti, ed Aristotile dice chiaro il contrario.
Salv. Aristotile e gli altri che non han saputo che la Terra e la Luna si illuminino scambievolmente, son degni di scusa; ma sarebber ben degni di riprensione se, mentre vogliono che noi concediamo e crediamo a loro che la Luna operi in Terra col lume, e’ volessin poi a noi, che gli aviamo insegnato che la Terra illumina la Luna, negare l’azione della Terra nella Luna.
Simp. In somma io sento in me un’estrema repugnanza nel potere ammettere questa società che voi vorreste persuadermi tra la Terra e la Luna, ponendola, come si dice, in ischiera con le stelle; chè, quando altro non ci fusse, la gran separazione e lontananza tra essa e i corpi celesti mi par che necessariamente concluda una grandissima dissimilitudine tra di loro.
Salv. Vedete, signor Simplicio, quanto può un inveterato affetto ed una radicata opinione; poichè è tanto gagliarda, che vi fa parer favorevoli quelle cose medesime che voi stesso producete contro di voi. Che se la separazione e lontananza sono accidenti validi per persuadervi una gran diversità di nature, [Affìnità tra la Terra e la Luna rispetto alla vicinanza.]convien che per l’opposito la vicinanza e contiguità importino similitudine: ma quanto è piú vicina la Luna alla Terra che a qualsivoglia altro de i globi celesti? Confessate dunque, per la vostra medesima concessione (ed averete anco altri filosofi per compagni), grandissima affinità esser tra la Terra e la Luna. Or seguitiamo avanti, e proponete se altro ci resta da considerare circa le difficultà che voi moveste contro le congruenze tra questi due corpi.
Simp. Ci resterebbe non so che in proposito della solidità della Luna, la quale io argumentava dall’esser ella sommamente pulita e liscia, e voi dall’esser montuosa. Un’altra difficultà mi nasceva per il credere io che la reflession del mare dovesse esser, per l’egualità della sua superficie, piú gagliarda che quella della Terra, la cui superficie è tanto scabrosa ed opaca.
Salv. Quanto al primo dubbio, dico che, sì come nelle parti della Terra, che tutte per la lor gravità conspirano ad approssimarsi quanto