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118 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
della Luna si scorga nell’eclisse solare in quella parte che sta sotto il disco del Sole, ma non in quella che è fuor del disco; provenendo ciò, perchè i raggi del Sole trapassano a dirittura al nostro occhio per le parti della Luna sottoposte, ma per le parti che son fuori, cascano fuori dell’occhio».
Salv. Se questo filosofo fusse stato il primo autore di tale opinione, io non mi maraviglierei che e’ vi fusse talmente affezionato, che e’ l’avesse ricevuta per vera; ma ricevendola da altri, non saprei addur ragione bastante per iscusarlo dal non aver comprese le sue fallacie, e massime doppo l’aver egli sentita la vera causa di tale effetto, ed aver potuto con mille esperienze e manifesti riscontri assicurarsi, ciò dal reflesso della Terra, e non da altro, procedere; e quanto questa cognizione fa desiderar qualche cosa nell’accorgimento di questo autore e di tutti gli altri che non le prestano l’assenso, tanto il non l’avere intesa e non esser loro sovvenuta mi rende scusabili quei piú antichi, i quali son ben sicuro che se adesso l’intendessero, senza una minima repugnanza l’ammetterebbero. E se io vi devo schiettamente dire il mio concetto, non posso creder che quest’autor moderno internamente non la creda, ma dubito che il non potersen’egli fare il primo autore, lo stimoli un poco a tentare di supprimerla o smaccarla almanco appresso a i semplici, il numero de i quali sappiamo esser grandissimo; e molti sono che godono assai piú dell’applauso numeroso del popolo, che dell’assenso de i pochi non vulgari.
Sagr. Fermate un poco, signor Salviati, chè mi par di vedere che voi non andiate drittamente al vero punto nel vostro parlare; perchè questi, che tendono le pareti al comune, si sanno anco fare autori dell’invenzioni di altri, purchè non sieno tanto antiche e fatte pubbliche per le cattedre e per le piazze, che sieno piú che notorie a tutti.
Salv. Oh io son piú cattivo di voi. Che dite voi di pubbliche o di notorie? [È l'istesso esser le opinioni nuove a gli uomini, ed esser gli uomini nuovi alle opinioni.]non è egli l’istesso l’esser l’opinioni e l’invenzioni nuove a gli uomini, che l’esser gli uomini nuovi a loro? se voi vi contentaste della stima de’ principianti nelle scienze, che vengon su di tempo in tempo, potreste farvi anco inventore sin dell’alfabeto, e così rendervi ad essi ammirando; e se ben poi col progresso del tempo si scoprisse la vostra sagacità, ciò poco pregiudica al vostro fine, perchè