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116 | dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. |
Simp. Èvvi; e molte volte ho desiderato che l’aria si facesse piú fosca per poter veder quel tal lume piú chiaro, ma l’è tramontata avanti notte oscura.
Salv. Voi dunque sapete benissimo che nella profonda notte quel lume apparirebbe piú?
Simp. Signor sì, ed ancor piú se si potesse tor via il gran lume delle corna tocche dal Sole, la presenza del quale offusca assai l’altro minore.
Salv. Oh non accad’egli talvolta di poter vedere dentro ad oscurissima notte tutto il disco della Luna, senza punto essere illuminato dal Sole?
Simp. Io non so che questo avvenga mai, se non ne gli eclissi totali della Luna.
Salv. Adunque allora dovrebbe questa sua luce mostrarsi vivissima, essendo in un campo oscurissimo e non offuscata dalla chiarezza delle corna luminose: ma voi in quello stato come l’avete veduta lucida?
Simp. Holla veduta talvolta del color del rame ed un poco albicante; ma altre volte è rimasta tanto oscura, che l’ho del tutto persa di vista.
Salv. Come dunque può esser sua propria quella luce, che voi così chiara vedete nell’albor del crepuscolo, non ostante l’impedimento dello splendor grande e contiguo delle corna, e che poi nella piú oscura notte, rimossa ogni altra luce, non apparisce punto?
Simp. Intendo esserci stato chi ha creduto cotal lume venirle participato dall’altre stelle, ed in particolare da Venere, sua vicina.
Salv. E cotesta parimente è una vanità, perchè nel tempo della sua totale oscurazione dovrebbe pur mostrarsi piú lucida che mai, chè non si può dire che l’ombra della Terra gli asconda la vista di Venere nè dell’altre stelle; ma ben ne riman ella del tutto priva allora, perchè l’emisferio terrestre che in quel tempo riguarda verso la Luna, è quello dove è notte, cioè un’intera privazion del lume del Sole. E se voi diligentemente andrete osservando, vedrete sensatamente che, sì come la Luna, quando è sottilmente falcata, pochissimo illumina la Terra, e secondochè in lei vien crescendo la parte illuminata dal Sole, cresce parimente lo splendore a noi, che da quella vienci reflesso; così la Luna, mentre è sottilmente falcata e che, per