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44 | discorso |
loro penetrare, i quali sono a una molto subblime dignità innalzati. Questo luogo così eccelso è la ragione con la quale tutta questa artifiziosissima mole si governa, alla cui contemplazione solamente gl’iniziati nella filosofia vengono introdotti. Ma né ancor essi, quanto loro aggrada, possono gli occhi per ciascuna sua parte affisare, avvenga che sia tanto grande lo splendore che da tutti i lati vi si diffonde, e così folta la caligine che riempie la detta parte, ch’e’ vi si confonda l’animo, e tanto o quanto ogni
da i pomi, cioè dalla cognizione di cose anco triviali ed ordinarie, furono ributtati e tenuti a dietro.
Cosi infelice successo non ha di modo ammaestrati gli altri e fatti io avveduti, che ogni giorno non si trovino di quelli i quali, millantandosi di loro scienza, dichino di cibarsi alla mensa degli Dei e che gli avanzi l’ambrosia, quando mendicano il pane e a frusto a frusto l’accattano dall’autorità di questo o di quello, la libertà del proprio intelletto, per averlo, impegnando. Altri, senza avvisare presa o vantaggio, alla ’mpazzata e con una certa furia con la verità s’affrontano, la quale, nuda essendo come ell’è dipinta, agevolmente dal nostro apprendimento sguittisce: anzi non la può il falcone del nostro intelletto investire, se lunga traccia non ne anno fatta i sensi; né può il nostro arco ferire il segno, se non ci mettiamo in acconcio, se diligentemente non pigliamo la mira, imitando Filotete, valentissimo arcadore, il quale arrivava
Con tardo passo il volator veloce:
imperciocché nelle scienze è verissimo il proverbio referito da Omero e con esempio confermato:
Aggiugne e avanza il tardo il più spedito, |
Il tempo é padre della verità, madre la nostra mente; la quale se non si congiugne con lui, non2 la genera, ma in quella vece figliuoli spurii partorisce3. Pitagora non per altro il silenzio di cinqu’anni a’ discepoli impo-