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sin che venendo l’occhio verso la parte dove non si dirizza la reflessione, ella del tutto si perderebbe. Assaissimo, dunque, importa il considerar la grandezza e qualità della superficie nella quale si fa la reflessione; perché, secondo che la superficie sarà men tersa, l’immagine del medesimo oggetto vi si rappresenterà maggiore e maggiore, sì che talvolta, avanti che l’immagine trapassi tutto lo specchio, molto spazio converrà che cammini l’occhio, ed essa immagine apparirà fissa, se ben realmente sarà mobile.

E per meglio dichiararmi in un punto importantissimo e che forse, non dirò al Sarsi, ma a qualunqu’altro sopraggiungerà pensier nuovo, si figuri V. S. Illustrissima d’esser lungo la marina in tempo ch’ella sia tranquillissima, ed il Sole già declinante verso l’occaso: vederà nella superficie del mare ch’è intorno al verticale che passa per lo disco solare, il reflesso del Sole lucidissimo, ma non allargato per molto spazio; anzi, se, come ho detto, l’acqua sarà quietissima, vederà la pura immagine del disco solare, terminata come in uno specchio. Cominci poi un leggier venticello a increspare la superficie dell’acqua: comincerà nell’istesso tempo a veder V. S. Illustrissima il simulacro del Sole rompersi in molte parti, ma allargarsi e diffondersi in maggiore spazio; e benché, mentre ella fosse vicina, potrebbe distinguer l’un dall’altro de i pezzi del simulacro rotto, tuttavia da maggior lontananza non vederebbe tal separazione, sì per l’angustia degl’intervalli tra pezzo e pezzo, sì pel gran fulgor delle parti splendenti, che insieme s’anderebbono mescolando e facendo l’istesso che molti fuochi tra sé vicini, che di lontano appariscono un solo. Cresca in onde maggiori e maggiori l’increspamento: sempre per intervalli più e più larghi si distenderà la moltitudine degli specchi, da’ quali, secondo le diverse inclinazioni dell’onde, si refletterà verso l’occhio l’immagine del Sole spezzata. Ma recandosi in distanze maggiori e maggiori, e per poter meglio scoprire il mare montando sopra colline o altre eminenze, un solo e continuato parrà il campo lucido: ed io mi sono incontrato a veder da una montagna altissima e lontana dal mar di Livorno sessanta miglia, in tempo sereno ma ventoso, un’ora in circa avanti il tramontar del Sole, una striscia lucidissima diffusa a destra ed a sinistra del Sole, la quale in lunghezza occupava molte decine e forse anco qualche centinaio di miglia, la quale però era una medesima reflessione, come l’altre, della luce del