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che nullo. E chi è così semplice che non intenda che chiamandosi il guadagno di mille, sopra cento di capitale, grande, e non nullo, il medesimo sopra diece, grandissimo, e non nullo, e’ non intenda, dico, che l’acquisto di mille sopra il niente più tosto si deva chiamare infinito che nullo? Ma quando il signor Mario ha parlato dell’accrescimento assoluto, sa pur il Sarsi, ed in molti luoghi l’ha scritto, ch’egli ha detto, esser come di tutti gli altri oggetti veduti coll’istesso strumento; sì che quando in questo luogo ei vuol tassar il signor Mario di poca memoria, dicendo ch’ei si doveva pur ricordare d’avere altra volta detto che il medesimo strumento accresceva tutti gli oggetti nella medesima proporzione, l’accusa è vana. Anzi, quando anco senz’altra relazione il signor Mario l’avesse chiamato infinito, non avrei creduto che si fusse per trovar alcuno così cavilloso, che vi si fusse attaccato, essendo un modo di parlare tutto il giorno usitato il porre il termine d’infinito in luogo del grandissimo. Largo campo avrà il Sarsi di mostrarsi maggior logico di tutti gli scrittori del mondo, ne i quali io l’assicuro ch’ei troverà la parola infinito presa delle diece volte le nove in vece di grande o grandissimo.Ma più, signor Sarsi, se il Savio si leverà contro di voi e dirà: "Stultorum infinitus est numerus", qual partito sarà il vostro? vorrete voi forse ingaggiarla seco, e sostener la sua proposizione esser falsa, provando, anco coll’autorità dell’istessa Scrittura, che il mondo non è eterno, e che, essendo stato creato in tempo, non possono essere né essere stati uomini infiniti, e che, non regnando la stoltizia se non tra gli uomini, non può accadere che quel detto sia mai vero, quando ben tutti gli uomini presenti e passati ed anco, dirò, i futuri fussero sciocchi, essendo impossibile che gl’individui umani, quando anco la durazion del mondo fusse per essere eterna, sieno già mai infiniti?

Ma ritornando alla materia, che diremo dell’altra fallacia con tanta sottigliezza scoperta dal Sarsi, nel chiamar noi accrescimento quello d’un oggetto che d’invisibile si fa, col telescopio, visibile? il quale, dic’egli, non si può chiamare accrescimento, perché l’accrescimento suppone prima qualche quantità, e l’accrescersi non è altro che di minore farsi maggiore. A questo veramente io non saprei che altro dirmi, per iscusa del signor Mario, se non ch’egli se n’andò alla buona, come si dice; e credendo che la facoltà del telescopio colla quale ei ci rappresenta quelli oggetti i quali senz’esso