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ALL’ILLUSTRISSIMO SIGNORE

IL SIG. FILIPPO SALVIATI

LINCEO.


Era questo dono al pubblico de gli studiosi destinato per giudizio de’ Signori Lincei, ed essendone io per mia particolar cura l’apportatore, considerai dovere dalle condizioni di quello eleggere a chi prima e particolarmente avevo a presentarlo. Onde, rivolgendo meco come sia tratto dalla più nobile e viva luce del cielo, per filosofica opra e matematica diligenza del dottissimo Sig. Galilei, che con tali parti celesti tanto adorna la sua patria, risguardando il luogo, l’occasione ed altre sue qualitadi, ed apparendomi sempre più degno e nobile, parmi e





ALL’ILLUSTRISSIMO SIGNORE E PADRON OSSERVANDISSIMO

IL SIG. FILIPPO SALVIATI

LINCEO.


Era questo dono al publico de’ studiosi destinato per giudizio delli Signori Lincei, ed essendone io per mia particolar cura l’apportatore, considerai dovere dalle proprietà e condizioni di quello eleggere a chi prima e particolarmente avevo a presentarlo. Lo veggo, dunque, tratto1 dal cielo, dalla più nobil parte e più viva luce d’esso2, per filosofic’opra e matematica diligenza del dottissimo Sig. Galilei, novello Atlante del secol nostro, quale con celesti invenzioni le terrestri di gran lunga avanzando, reca alla sua più che mai fioritissima patria

  1. «Lo veggo, dunque, tratto» è corretto in «La cosa in sè veggo che è tratta». Almeno alcune delle correzioni ed aggiunte che si osservano nel manoscritto e sono registrate in queste note, sembrano dovute alla mano di Federico Cesi.
  2. Fra le linee, e senza segno di richiamo che indichi il luogo debba inserirsi, leggersi: «a particolar richiesta del Illustrissimo Sig. Velseri, di tutte le scienze fornitissimo». Sotto «richiesta», che non è cancellato, leggersi «istanza».