ramento dovrebbe farsi più manifesto dove la vertigine terrestre fosse più veloce; il che sarebbe nei luoghi più remoti dai poli e vicini al cerchio massimo della diurna conversione. Ma già pare che de facto l’esperienza applauda molto a questo filosofico discorso: poi che ne gli ampli mari e nelle lor parti lontane da terra e sottoposte alla zona torrida, cioè comprese fra i tropici, si sente una perpetua aura movere da oriente, con tenor tanto constante, che le navi mercè di quella facile e prosperamente se ne vanno all’Indie Occidentali, e dalle medesime, sciogliendo dai lidi messicani, solcano con l’istesso favore il Mar Pacifico verso l’Indie a noi orientali, ma a loro occidentali; dove che, per l’opposito, le navigazioni verso oriente son difficili ed incerte, nè si possono in maniera alcuna fare per le medesime strade, ma bisogna costeggiare più verso terra, per trovare altri venti, per così dire, accidentarii e tumultuarii, cagionati da altri principii, sì come noi abitanti tra terra ferma continuamente sentiamo per prova: delle quali generazioni di venti molte e diverse son le cause, che al presente non accade produrre; e questi venti accidentarii son quelli che indifferentemente spirano da tutte le parti della Terra, e che perturbano i mari più angusti e rinchiusi tra i continenti, servendo alle navigazioni che si fanno per quelli. E ben che nei mari remoti dall’equinoziale e circondati dalla superficie aspra della Terra, che tanto è quanto a dire sottoposti a quelle perturbazioni d’aria che confondono quella primaria espirazione, la quale, quando mancassero questi impedimenti accidentarii, si deverebbe perpetuamente sentire; ben che, dico, in questi nostri mari paia che indifferentemente le navigazioni si faccino egualmente tanto verso levante quanto verso ponente, tuttavia chi ponesse diligente cura troverebbe che in generale le navigazioni verso occidente riescono assai più facili e brevi: ed io so che in Venezia tra i mercanti, dove si tien diligente registro de i giorni della partita e dell’arrivo delle navi per Alessandria e per Scria, fatta ragione in capo di uno o di più anni, i tempi delle tornate son meglio di 25 per cento più brevi che quelli delle andate; segno manifesto che sottosopra i venti orientali prevagliono continuamente a gli occidentali. L’esser dunque intorno al globo terrestre, e massimamente verso l’equinoziale e dove la superficie è eguale, quale è quella dell’acqua, una perpetua espirazione di aura da oriente, pare che non meno probabilmente concordi con la mobilità della Terra