Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
344 | lettera |
dente, converrebbe accelerare il suo movimento tanto che pareggiasse quel del primo mobile, che sarebbe un accelerarlo circa trecento sessanta volte più del suo consueto. Quando dunque Iosuè avesse avuto intenzione che le sue parole fossero prese nel lor puro e proprissimo significato, averebbe detto al Sole che egli accelerasse il suo movimento, tanto che il ratto del primo mobile non lo portasse all’occaso: ma perchè le sue parole erano ascoltate da gente che forse non aveva altra cognizione de’ movimenti celesti che di questo massimo e comunissimo da levante a ponente, accomodandosi alla capacità loro, e non avendo intenzione d’insegnargli la costituzione delle sfere, ma solo che comprendessero la grandezza del miracolo fatto nell’allungamento del giorno, parlò conforme all’intendimento loro.
[In Epistola ad Poly-curpum.] Forse questa considerazione mosse prima Dionisio Areopagita a dire che in questo miracolo si fermò il primo mobile, e fermandosi questo, in conseguenza si fermoron tutte le sfere celesti: della quale [Lib. 2 De mirabilibus Sacrae Scripturae.] opinione è l’istesso S. Agostino, e l’Abulense diffusamente la conferma [Quaest. 22, 24 in Cap. X Iosue.] ferma. Anzi, che l’intenzione dell’istesso Iosue fusse che si fermasse tutto il sistema delle celesti sfere, si comprende dal comandamento fatto ancora alla Luna, ben che essa non avesse che fare nell’allungamento del giorno; e sotto il precetto fatto ad essa Luna s’intendono gli orbi de gli altri pianeti, taciuti in questo luogo come in tutto il resto delle Sacre Scritture, delle quali non è stata mai intenzione d’insegnarci le scienze astronomiche.
Parmi dunque, s’io non m’inganno, che assai chiaramente si scorga che, posto il sistema Tolemaico, sia necessario interpetrar le parole con qualche sentimento diverso dal lor puro significato; la quale interpetrazione, ammonito dagli utilissimi documenti di S. Agostino, non direi esser necessariamente questa, sì che altra forse migliore e più accomodata non potesse sovvenire ad alcun altro. Ma se so forse questo medesimo, più conforme a quanto leggiamo in Giosuè, si potesse intendere nel sistema Copernicano, con l’aggiunta di
1-2. che e’ pareggiasse — 4. avesse auta intenzione — 16. questo, si fermorono in consequenza tutte — 20. ben che ella non —
1-2. che e’ pareggiasse, s — 2-3. circa a trecento. Ma a manca negli altri codici e nella stampa. — 11. che ei comprendessero, s — 17. è ancora S. Agostino, G. Ma gli altri codici e la stampa leggono conformo abbiamo dato nel testo. — 20. ben che ella non, s — 23. mai, che nel cod. V è aggiunto tra le linee, e, a quanto pare, di mano di Galileo, manca negli altri codici e nella stampa. —