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a madama cristina di lorena. | 325 |
nelle pratiche degli agrimensori e de’ computisti; o vero perchè il suggetto, intorno al quale si occupa la teologia, superasse di dignità tutti gli altri suggetti che son materia dell’altre scienze, ed anco perchè i suoi insegnamenti procedessero con mezi più sublimi. Che alla teologia convenga il titolo e la autorità regia nella prima maniera, non credo che poss’essere affermato per vero da quei teologi che avranno qualche pratica nell’altre scienze; de’ quali nissuno crederò io che dirà1 che molto più eccellente ed esattamente si contenga la geometria, la astronomia, la musica e la medicina ne’ libri sacri2, che in Archimede, in Tolommeo, in Boezio ed in Galeno3. Però pare che la regia sopreminenza se gli deva nella seconda maniera, ciò è per l’altezza del suggetto, e per l’ammirabil insegnamento delle divine revelazioni in quelle conclusioni che per altri mezi non potevano dagli uomini esser comprese e che sommamente concernono all’acquisto dell’eterna beatitudine. Ora, se la teologia, occupandosi nell’altissime contemplazioni divine e risedendo per dignità nel trono regio, per lo che ella è fatta di somma autorità, non discende alle più basse ed umili speculazioni delle inferiori scienze, anzi, come di sopra si è dichiarato, quelle non cura, come non concernenti alla beatitudine, non dovrebbono i ministri4 e professori di quella arrogarsi autorità56 di decretare nelle professioni non essercitate nè studiate7 da loro; perchè questo sarebbe come se un principe assoluto, conoscendo di poter liberamente comandare e farsi ubbidire, volesse8, non essendo egli nè medico nè architetto, che si medicasse e fabbricasse a modo suo9, con grave pericolo della vita de’ miseri infermi, e manifesta rovina degli edifizi.
Il comandar poi a gli stessi professori d’astronomia, che procurino per lor medesimi di cautelarsi contro alle proprie osservazioni e dimostrazioni, come quelle che non possino esser altro che fallacie e sofismi, è un comandargli cosa più che impossibile a farsi; perchè
- ↑ quella arrogersi autorità
- ↑ a suo modo
- ↑ de’ quali nessuno (crederò io) dirà, s
- ↑ ne’ libri sacri apparentemente, che, G. Così leggono anche i cod. Marucelliano B.1.20, Casanatense 675, Baldovinetti 236, Parigino Fond italien 212; il Marciano Cl. IV, n.CCCCLXXXVII ha sacri appartatamente che; e nel cod. V si leggeva pure come in G, ma apparentemente fu poi cancellato.
- ↑ Boezio, in Galeno, s
- ↑ ministri e manca nella stampa.
- ↑ quella arrogersi autorità, G
- ↑ essercitate e studiate, G,s. Nella lezione di G concordano gli altri codici; e studiate si leggeva altresì nel cod. V; ma in questo fu corretto, forse dalla mano di Galileo, in nè studiate.
- ↑ volesse si legge nel cod. G dopo architetto (lin. 24), nella quale trasposizione non concordano nè gli altri codici nè la stampa.